Gesù incontra l’indemoniato di Gerasa |
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Sac. Angelo Spilla |
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ra gli incontri di Gesù ce n’è uno raccontatoci dall’evangelista Marco veramente strano, enigmatico ed anche pittoresco: l’incontro di Gesù con l’indemoniato di Gerasa (Mc 5, 1-13). Si tratta di un brano del vangelo assai interessante per il tipo di guarigione operata da Gesù.Gesù di sua spontanea volontà ordina ai discepoli di affrontare il viaggio in barca per arrivare in quello che è il territorio abitato da quelli che i pii israeliti del tempo consideravano "pagani", infedeli e quindi impuri.
Siamo cioè nel territorio pagano della Decapoli."Sceso dalla barca subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro". Gesù ha a che fare con un uomo posseduto da uno spirito immondo che vive in un cimitero; un luogo indecente secondo la mentalità di allora e quindi lontano da Dio.
Gesù non ha paura di affrontare quest’altra realtà proprio perché vive la propria missione dedicandosi verso i più lontani da Dio.
Dalla lettura del brano evangelico possiamo conoscere la condizione di vita in cui si trovava quest’uomo: un uomo abbrutito che vive lontano dalla gente, incapace di relazionarsi in maniera normale; un uomo che vive in grotte tombali, laddove abita miseramente la morte; desidererebbe più di tutto essere morto e tuttavia vuole anche avvertire se stesso; probabilmente un uomo che quando si avvicina agli altri lo fa con lo scopo di spaventarli o confonderli. È un essere inumano, autolesionista, decaduto al massimo grado della degenerazione poiché dominato dal potere del male, un uomo che nessuno era riuscito a riportarlo alla normalità.
Eppure si avvicina a Gesù come se fosse alla ricerca di una liberazione. Egli desidera essere guarito e allo stesso tempo si difende da lui. Inveisce contro Gesù gridando:"Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!". Gesù infatti gli diceva:"Esci, spirito impuro, da quest’uomo!". E gli domandò:"Qual è il tuo nome?". "Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti". E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese.
Gesù distingue la persona del malato e lo spirito impuro che la occupa. I nemici dell’uomo sono nemici di Dio.
Il demonio qui è chiamato "Legione", ossia un male organizzato, ordinato e molteplice, come l’immagine dell’esercito romano del tempo. E’ una truppa che si sente minacciata da Gesù, Figlio di Dio. Gli esorcisti del tempo non erano riusciti ad annientare questi spiriti malvagi, limitandosi solamente a farli spostare da un posto all’altro. E questo lo si deduce dalla loro stessa richiesta, per evitare la distruzione. Alla richiesta:"Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi", Gesù acconsente e quella che doveva essere la possibilità di sopravvivere diventa, invece, una trappola mortale. Quei maiali immediatamente dopo, annegano nel lago di Galilea. Erano circa duemila maiali e affogarono tutti. I mandriani allora fuggirono portando la notizia nella città, e la gente venne sul posto rendendosi conto della guarigione di quell’uomo e dell’accaduto per i maiali.
La reazione degli abitanti parla da sé; anziché essere contenti del loro concittadino guarito e che era ritornato ad essere sano di mente, chiedono a Gesù di andarsene. Un miracolo troppo costoso: duemila maiali! Gesù deve pagare il conto andandosene.
La chiave di tutto questo episodio sta nell’ultima parte del racconto. Gesù sale nuovamente sulla barca e l’indemoniato di Gerasa, ormai guarito, chiede di seguirlo, lo supplica di potere restare con lui. Gesù non glielo permise, ma gli disse:"Và nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te". Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decapoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati. Per guarire completamente è importante riconciliarsi con quelli che lo hanno ferito. Deve realizzare la sua identità proprio là dove l’ha persa.
"Vai dai tuoi…". Ecco il messaggio di questo incontro. La missione più importante e significativa da compiere comincia da "quelli di casa", per annunziare e testimoniare la propria esperienza di liberazione grazie all’atto di misericordia di Dio che si è ricevuto.
L’episodio dell’indemoniato di Gerasa dovrebbe costituire uno strumento di verifica decisamente inquietante per la presenza di noi cristiani in certi ambienti.
Nel nostro ambiente: per trasmettere l’amore che Dio ha per noi, per aiutare i nostri fratelli a fare la nostra stessa esperienza di vita e di salvezza, per evangelizzare. È la "casa" il luogo primario di ascolto e di annuncio del vangelo.
Famiglia, casa, strada, luogo di lavoro, treno… sono tutti luoghi adatti per evangelizzare. Parenti, vicini, colleghi, amici."Vai dai tuoi" lo ripete Gesù ad ognuno di noi. Evangelizzare innanzitutto nelle relazioni già esistenti. Non ci chiede di fare tanta strada, ci chiede di predicare il Regno di Dio mentre si percorre la strada della vita. Accettando con fede ogni persona ed ogni situazione e impegnarsi ad avvicinarla, come farebbe Gesù, affinché incontri la grazia di Dio e la sua misericordia.
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ultimo aggiornamento
15 marzo, 2018