Omelia di S. E. mons Gualtiero Sigismondi, Vescovo di Orvieto-Todi al Santuario l’8 febbraio 2021

Se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo. La tomba di Madre Speranza traduce questa parola del Signore che ella ha narrato nella parabola della sua vita. Una parabola fatta di gesti con i quali ha interpretato alla lettera che chi ama la propria vita la perde, abbiamo appena sentito nel Vangelo.

Una parabola, quella di Madre Speranza, con la quale ella ha testimoniato che la sequela ha la precedenza sul servizio da rendere al Signore. Se uno mi vuol servire, mi segua. Gesù non ha detto se uno mi vuol seguire mi serva, ma il contrario. Notate la bellezza e la grandezza di queste parole del Signore: siamo suoi amici, non suoi servi. La sequela è il presupposto del servizio e il servizio a sua volta è la condizione non tanto del sacrificio di sé quanto del dono di sé.

Fratelli e sorelle carissimi, è la sequela del Signore che rende autentico il servizio che dobbiamo rendere a Lui e ai fratelli. E ogni servizio è veramente evangelico quando non si ferma sulla soglia del sacrificio di sé, ma raggiunge la vetta altissima del dono di sé.

La vita di Madre Speranza racconta che la misura alta del sacrificio di sé è il dono di sé. Ha seguito il Signore, l’ha servito con gioia e il suo servizio ha sempre presentato le credenziali del dono di sé. Quello che è stolto per il mondo come abbiamo sentito nella seconda lettura, Dio lo ha scelto.

A Dio piace rivelarsi ai semplici e non ai sapienti; a Lui piace scegliere ciò che è debole, ignobile, ciò che è nulla, perché Dio dal nulla ha creato tutte le cose.

A Dio piace quello che all’uomo dispiace. A lui piace tracciare vie che le carte geografiche non indicano. Madre Speranza si è lasciata guidare da Dio con coraggio creativo, anteponendo a tutto la fiducia nella Provvidenza. Una Provvidenza d’amore il cui vero nome è Misericordia. Perché se vogliamo trovare il vero nome della Provvidenza è questo, Misericordia. Voi che temete il Signore, lo abbiamo sentito nella prima lettura, aspettate la sua misericordia.

C’è un legame profondo tra speranza e attesa. Come intende il verbo "esperar" nella lingua spagnola e portoghese nel suo significato di sperare e attendere.

Che cosa c’è di più grande che si possa attendere se non di sperare nell’infinita Misericordia di Dio. Questo nome Madre Speranza, nella sua lingua materna, sperare vuol dire anche attendere. Che cosa può attendere il cristiano di più grande? Che cosa può sperare di più necessario se non di immergersi nell’oceano della Divina Misericordia?

Madre Speranza porta il nome della virtù teologale che più di ogni altra, esprime l’attesa della Divina Misericordia. Il salmo che abbiamo appena recitato ci ha fatto dire al Signore: hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.

Questa parola del salmista Madre Speranza l’ha ripetuta per tutta la sua vita. Vedendo crescere l’opera che Dio le ha ispirato di fondare senza altro ha potuto ripetere più volte: hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.

Non è difficile immaginare nel giorno della sua morte, 38 anni fa, arrivando sulla soglia del Paradiso, vedendo aprirsi per lei il Santuario del Cielo, avrà ancora una volta detto: tu Signore, davvero hai reso la tua promessa di vita eterna più grande del tuo nome. Ma subito avrà pensato di affidare al Signore l’opera che Lui le ha ispirato di realizzare, quella portata avanti dalle Ancelle e dai Figli dell’Amore Misericordioso e forse avrà preso in prestito ancora le parole del salmo che abbiamo appena recitato: non abbandonare, Signore, l’opera delle tue mani.

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ultimo aggiornamento 02 marzo, 2021