“Dio è un Padre pieno di bontà che cerca con tutti i mezzi di confortare, aiutare e rendere felici i propri figli…”.

Diario – Madre Speranza di Gesù

 

La pandemia di covid-19 non ci ha fatto bene, la mancanza diffusa di fiducia ha reso più difficile la nostra vita e la guerra contro questo invisibile nemico. La pandemia ha cambiato molte cose, ci ha costretti a smettere di vivere le nostre vite e ci ha reso sicuramente più infelici. Quante volte abbiamo pensato che la felicità stava in momenti di particolare piacere, o in esperienze di potere, di ricchezza, di benessere materiale immediato, ma anche questo abbiamo dovuto rivedere.

Cosa vuole dire Dio, nel tempo del Covid-19, alla sua Chiesa? Cosa significa essere felici?

Se apriamo qualsiasi vocabolario troviamo scritto che per felicità si intende: "lo stato d’animo positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri". L’etimologia fa derivare felicità da: felicitas, "felice", la cui radice "fe" significa abbondanza, ricchezza, prosperità.

Per far scaturire il vino della gioia, bisogna riempire abbondantemente il vuoto che sentiamo e viviamo, con l’acqua della vita che solo Cristo ci può donare.

Una gioia ricercata in tanti modi, in tante direzioni, una gioia qualche volta assaporata, poi perduta, ricercata di nuovo. Una gioia che ci è proposta anche propagandata e svenduta in mille maniere. La "gioia di vivere" appare come l’ideale di tutti, eppure, spesso, quasi sempre, è una realtà che sfugge, un appuntamento mancato. (e non sempre per colpa del Covid) Quando ci troviamo davanti a questo aspetto di difficoltà, c’è una "verità" che dobbiamo necessariamente tenere presente, ossia per vivere nella gioia la vita deve essere intesa come progettualità, come un progetto che Gesù ha per me; come forza gioiosa e feconda dell’essere, una vita che è Gesù; è LUI la vita, rivelata a me come pienezza di senso, come progetto per me. A volte anche per noi si avverano quelle parole del vangelo: "Non hanno più vino"1, è in queste situazioni che si ha la sensazione davvero di non aver più nulla da offrire se non la propria stanchezza, la propria freddezza e spesso la propria amara delusione: sono le giare di pietra vuote. Per far scaturire il vino della gioia, bisogna riempire abbondantemente il vuoto che sentiamo e viviamo, con l’acqua della vita che solo Cristo ci può donare, vanno riempite le nostre amarezze, pigrizie, delusioni, paure, con la ricchezza che Lui propone e ci offre chiamandoci per la strada che ha pensato per ognuno di noi.

 

Ma cos’è veramente la felicità che Dio vuole darci e come possiamo sperimentarla?

La nostra vita è tutta una chiamata, Dio continuamente ci interpella, ci invita, e quello che importa, l’unico traguardo veramente importante è fare la volontà di Dio e le difficoltà, le delusioni, le sofferenze, le lacrime inevitabili, che incontriamo nel nostro cammino, sono, nella sua mano, come altrettanti mezzi di prova e di educazione della nostra fedeltà. Egli non ci lascerà e non ci abbandonerà, dobbiamo sempre aver presente questa promessa e restarne fedeli.

Dio fa girare il tornio della sua ruota da vasaio, ci plasma e ci modella bagnandoci per renderci più simili a Cristo e così per poterci meglio usare per la Sua volontà. Qui sta il senso della vostra vocazione: dare alla chiamata di Dio, una risposta di una dedizione totale ed esclusiva. E l’unico modo per rimanere in questo stato di grazia, in questo amore, è quello di amare altrettanto quanto Dio ama: "Gesù è amore e l’amore è fuoco che consuma è dinamico; e come il fuoco se non trasforma in brace, se non brucia non è fuoco, così l’amore: se non è operoso, se non passa per la sofferenza, se non si immola non è amore"2

 

Come si serve il Signore?

Fede, non è semplicemente premere un pulsante e ottenere la risposta, è credere che Qualcuno è già sul nostro cammino, per indicarci la strada da percorrere.

Gli Atti degli Apostoli ci ricordano: "ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e tra le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei"3. Essere servo del Signore, non significa fare "qualcosa" per Dio, ma lasciarlo libero di agire nella propria vita così come Lui vuole e desidera. Nella sua grazia ogni dolore offerto per amore porta grandi frutti! A volte sembra che le sofferenze, le prove, la strada da percorrere sia più ardua e non ci bastino le forze, invece, basta solo entrare nel tunnel, accettare di dover vivere quella sofferenza che tutto cambia e diviene alla nostra portata. Dio non affida a nessuno un peso più grande di quello che è in grado di sopportare, tutti la rifiutano e rimangono schiacciati da questa roccia, ma chi fonda su questa pietra angolare la sua esistenza, chi sperimenta nella croce che Dio non lo ha abbandonato, non sarà mai scosso. Fede, non è semplicemente premere un pulsante e ottenere la risposta, è credere che Qualcuno è già sul nostro cammino, per indicarci la strada da percorrere. Ho un Padre che pensa a me, lascio che si occupi di me, abbandono la mia vita, sapendo con piena fiducia che Dio non la lascerà nel sepolcro, chi si abbandona a Dio si appoggia sulla GIOIA di Dio! Crede nella BUONA NOTIZIA!

 

Tu che stai leggendo queste righe so quello che ora stai pensando: può la felicità essere sinonimo di sacrificio?

Sacrificio, una parola composta da due elementi: sacro e la radice del verbo fare, quindi sacri-ficio vuol dire fare una cosa sacra, rendere sacro. Dobbiamo stare attenti al nostro modo di utilizzare la parola che può addirittura essere banale. Quante volte abbiamo sentito dire ad una mamma rivolta al suo bambino che fa i capricci: "Per favore fai un sacrificio e mangia la carne." Quel bambino capriccioso, mangiando la carne farà un sacrificio, ma avrà compiuto una cosa sacra? Certamente no! Allora, che cosa intendiamo quando parliamo di sacrificio? Come può un sacrificio essere voluto, fatto volentieri?

È possibile quando si ama e, soprattutto, quando ci si sente amati, come una mamma e un papà sanno sacrificarsi per amore dei figli, così il Signore per noi e noi per Lui. L’azione sacra, chiamata sacrificio, consiste appunto nel dare qualche cosa a Dio, è quello di rendere un gesto, un’azione, se stessi, graditi a Dio; rendere reale la presenza di Dio in mezzo a noi.

“Chi è innamorato di Gesù non può godere immobilità e riposo, ma è sempre pronto a qualsiasi sacrificio.
Non si stanca, non si scoraggia e siccome ogni giorno scopre nell’amato nuove meraviglie, vuole sacrificarsi fini a morire per Lui...”

Il Signore non vuole il sacrificio "a tutti i costi", come se si divertisse nel vederci soffrire; non si vive in amore senza donazione, così come non c’è amore senza sacrificio. In questo senso, Paolo ci esorta a fare dell’intera nostra vita "un sacrificio vivente, santo e gradito a Dio"4. Così evidenziava la Madre Speranza nei suoi scritti: "Chi è innamorato di Gesù non può godere immobilità e riposo, ma è sempre pronto a qualsiasi sacrificio. Non si stanca, non si scoraggia e siccome ogni giorno scopre nell’amato nuove meraviglie, vuole sacrificarsi fino a morire per Lui. La nostra vita dev’essere vita di sacrificio, perché vita d’amore, così somiglieremo al dolce Gesù che per nostro amore non ha rifiutato alcun sacrificio"5.

Le Sacre Scritture sono davvero illuminanti quando continuamente ci evidenziano il carattere fondamentale di vivere nella gioia del Cristo, ci ricordano che nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore: "Possa tu avere molta gioia!" è il saluto rivolto dall’angelo a Tobia6, e il Siracide aggiunge: "La gioia del cuore è la vita per l’uomo, lallegria di un uomo è lunga vita!"7 Anche Gesù insiste molto sulla gioia: "Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena"8. La gioia cristiana scaturisce pertanto da questa certezza: Dio è vicino, è con me, è con noi, è uno di noi: "il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi"9.

 

Questa è la prima grande notizia: siamo amati da Cristo con un amore infinito!

Molte delle nostre sofferenze derivano proprio dal non sentirci né amati né amabili, perché il più delle volte gli uomini sono piuttosto egoisti e non riescono a farci sentire davvero amati. Chi è che ti sa amare veramente, così come sei, che ti sa dire: "Tu sei prezioso ai miei occhi"10, sa esserti fedele fino alla fine, non ti tradisce mai, non ti abbandona mai e ti ama di amore pazzesco, eterno? Dio! Solo Lui!

Questa è la grande notizia che, se ti raggiunge veramente, riempie il tuo cuore di una gioia nuova e meravigliosa. C’è Qualcuno che ti ha amato! Non te lo ha detto a parole, te lo ha dimostrato versando il suo sangue per te!

Per la nostra fede la felicità è un dono non una conquista, la felicità è prendere consapevolezza di ciò che sei veramente, che sei un modello originale, che sei creato da Dio, che porti il suo DNA, e che non sei una copia brutta e sbiadita.

 

Sei il tesoro più prezioso di Dio, non dimenticarlo mai!

Come non pensare al nostro carisma di fondazione, di un Dio che ci cerca instancabilmente, che ci corteggia continuamente, che non può stare senza di noi, di un Amore Misericordioso che per vie misteriose vuole che i propri figli siano felici e che sperimentino la sua presenza e che ricolmati della grazia arrivino ad essere dono di speranza per il mondo.

Se si scopre di "essere amati" la prima sensazione del cuore è la felicità, la nostra gioia viene da Lui, dalla sicurezza di essere da Lui amati.

…Ma sei sicuro? Anche oggi, nel tempo del Covid, Dio vuole che io sia felice? Si, la risposta è solo una: SI!

Benedetto XVI in un suo discorso affermava proprio questa verità: "La fonte della gioia cristiana è la certezza di essere amati da Dio, amati personalmente dal nostro Creatore"11. Il Papa Francesco, durante l’udienza generale del 14 Ottobre del 2020, ripeteva queste parole che credo tutti quanti noi dovremmo attaccare alla spalliera del letto e leggerle ogni giorno quando ci svegliamo: "Noi abbiamo un Padre che sa piangere, che piange con noi. Un Padre che ci aspetta per consolarci, perché conosce le nostre sofferenze e ha preparato per noi un futuro diverso. Le sofferenze verranno spazzate via da Dio, perché Egli non ha voluto le nostre vite per sbaglio, costringendo se stesso e noi a dure notti di angoscia. Ci ha invece creati perché ci vuole felici". Sembra di riascoltare le parole del nostro carisma di fondazione: "Che gli uomini conoscano Dio come un Padre buono che si adopera con tutti i mezzi e in ogni modo per confortare, aiutare e far felici i suoi figli e che li segue e li cerca con amore instancabile come se non potesse essere felice senza di loro".

 

Che emozione! Per essere felici sulla terra esiste solo una via: imparare ad amare!

Tutti desiderano portare a compimento il viaggio della vita, ma non tutti hanno il coraggio di farlo.

Dio si commuove davanti al mio dolore, la mia tristezza, la mia solitudine, la mia paura, la mia malattia, il mio vuoto, la mia delusione toccano il Suo cuore. Dio si abbassa, si spoglia per arrivare a me. Tutti desiderano portare a compimento il viaggio della vita, ma non tutti hanno il coraggio di farlo. Alcuni si fermano a controllare osses­siva­mente la costa, senza prendere mai il largo, altri si lanciano in mare aperto con incoscienza e si perdono tra le onde, altri invece, tenendo fisso lo sguardo verso la meta, nonostante le tempeste, riescono a portare la propria barca, nel porto della desiderata pace. S. Agostino avrebbe ragione, se solo sapessimo dove andare! La felicità, infatti, è una di quelle cose che perseguiamo di più pur capendo sempre meno cosa sia.

 

Come concludere?

Fratello mio, sappi che noi nasciamo per essere felici, non perfetti…che la tua vita diventi un giardino di opportunità per essere felice... Non rinunciare mai alla felicità, poiché l’Amore Misericordioso è uno spettacolo incredibile!

....e vissero felici e contenti....


1 Gv. 2,11

2 Cost. EAM, Parte II, Cap.V, art. 51

3 Atti. 20,19

4 Rm. 12,1

5 Consigli pratici (1941) (El Pan 5)

6 Tb. 5,11

7 Sir. 30, 22-23

8 Gv. 15,11

9 Gv. 1,14

10 Is. 43,4

11 Discorso ai partecipanti al Convegno ecclesiale della diocesi di Roma 5 luglio 2006

 

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ultimo aggiornamento 04 agosto, 2021