Festa del Santuario |
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io è Amore misericordioso. Questa è la certezza centrale della nostra fede e il fondamento più sicuro della nostra vita. La nostra vera Speranza. "Quanto il cielo è alto sulla terra, così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono; quanto dista l’oriente dall’occidente, così egli allontana da noi le nostre colpe". Sono parole del Salmo 145 che inizia invitandoci a benedire il Signore ricordando i suoi innumerevoli benefici: ci perdona, ci guarisce, ci salva, ci "corona di bontà e misericordia".Celebrare la festa dell’Amore misericordioso, in questo santuario voluto espressamente dal Signore e realizzato con tanto amore e sacrificio da Madre Speranza, significa far entrare nella nostra testa e soprattutto nel nostro cuore questa grande certezza non raramente dimenticata o sottovalutata. Madre Speranza affermava che se noi conoscessimo veramente il Signore ci stupiremmo infinitamente per la sua bontà sconfinata, lo ringrazieremo commossi e troveremo in Lui il punto-luce di tutta la nostra vita.
La prima lettura, tratta del profeta Osea, ci presenta il Signore che nei confronti di Israele è stato un padre e una tenera madre. Infatti gli ha insegnato a camminare tenendolo per mano; si è chinato su di lui per dargli da mangiare, soprattutto nel periodo del deserto; lo ha portato in braccio e protetto dai pericoli; non ha dato sfogo all’ira di fronte alle ripetute infedeltà; ha invece dato ascolto al fremito delle sue viscere materne e paterne. Tutte queste innumerevoli e gratuite attenzioni rivolte al popolo d’Israele, senza alcun suo merito, il Signore le rivolge ad ogni uomo. Il vero, il primo peccato è quello di non accorgercene perché distratti e superficiali o perché cerchiamo "amori" ben più poveri e perfino sbagliati.
Su questo Amore misericordioso del Signore, vero e fedele, possiamo sempre contare perché è gratuito, non è condizionato dai nostri meriti o demeriti. Tanto che Lui ci è più vicino quando ci troviamo nei nostri peccati e nelle nostre miserie.
Per cambiare il mondo intero e creare fraternità, dice il Concilio Vaticano II, basta solo mettere in atto il comandamento dell’Amore, ossia di amarci come Gesù ci ama. |
La seconda lettura dal Vangelo di Giovanni ci presenta Gesù che ci lascia come ultimo "segno" riassuntivo dell’intera sua vita in mezzo a noi un gesto inaspettato, tutto suo: si inginocchia e si mette a lavare i nostri piedi sporchi, i piedi di Pietro che lo rinnegherà, di Giuda che lo tradirà, degli altri che lo abbandoneranno, di noi che ripetiamo più o meno queste risposte sbagliate al suo amore.
Gesto che contiene il suo farsi uomo come noi, il prendere su di sé le nostre sporcizie, l’andare sulla croce per noi, il farsi pane per essere da noi mangiato. Questo è il nostro Dio. Come non sentire commozione e gratitudine dinanzi al Signore e Maestro che rivolge ad ogni uomo, specialmente al più bisognoso, un Amore così grande? Lo rivolge gratuitamente a noi che avvertiamo fortemente il bisogno di essere amati così come siamo, con le nostre immancabili miserie, senza parole di condanna.
Il Signore ci chiede una sola cosa: che anche noi impariamo da Lui a lavarci i piedi gli uni gli altri, senza sentirci superiori o ritenere questo gesto umiliante o pensare che, caso mai, toccherebbe all’altro. Se l’ha fatto e continua a farlo Gesù a ciascuno di noi, perché non dovremmo dire una parola di perdono, cercare di ascoltare, aiutare, voler bene anche a chi ci avesse fatto del male?
Per cambiare il mondo intero e creare fraternità, dice il Concilio Vaticano II, basta solo mettere in atto il comandamento dell’Amore, ossia di amarci come Gesù ci ama.
Proprio San Paolo nella prima Lettera ai Corinzi ci dice in maniera molto chiara che la carità è la virtù più grande. Se ci mancasse saremmo una nullità. La carità ci porta nel mondo di Dio perché Lui è Amore. Senza la carità non possiamo accedere al suo regno. Per questo il giudizio universale sarà sulla carità.
Due importanti precisazioni.
È Gesù che vede, ha compassione, si fa vicino e si china sull’uomo ferito, se ne prende cura, e non lo lascia finché non lo ha rimesso in piedi sano e salvo ... |
La prima. La carità di cui parliamo non è la nostra benevolenza, quella di chi ha una certa sensibilità e magari se ne vanta. Si tratta piuttosto dell’Amore di Dio effuso nei nostri cuori. Si tratta dello Spirito Santo che Gesù ci ha meritato e ci dona continuamente con abbondanza. Amare come Gesù è possibile solamente con lo Spirito di Gesù che dovremmo sempre invocare e accogliere. E’ l’Amore stesso di Gesù donato a noi.
La seconda. La carità è molto concreta. San Paolo elenca 15 modalità quotidiane di metterla in atto. La carità è magnanima, benevola, non invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità, tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
È evidente quindi che la carità di cui parliamo è lo Spirito Santo che proviene da Dio attraverso Gesù.
La carità ha un’infinità di modi per esprimersi a partire da gesti molto semplici e umili. È un sorriso, un’attenzione, un aiuto, una preghiera… Chi riceve l’attenzione percepisce di riceverla da Dio che si serve di chi si rende disponibile a farla presente.
L’esempio molto concreto di questo modo di vivere la carità è descritto da Gesù nella parabola del buon samaritano che è proprio Gesù. È Gesù che vede, ha compassione, si fa vicino e si china sull’uomo ferito, se ne prende cura, e non lo lascia finché non lo ha rimesso in piedi sano e salvo in modo gentile, rispettoso e gratuito.
Ma è ancora Gesù che si mette nel posto del ferito e chiede a noi di fermarci, di aiutare, di fare come Lui ha fatto con noi. Ci chiede di essere anche noi buoni samaritani. Così facendo nascerebbe il mondo di fratelli e sorelle che si prendono cura gli uni degli altri, che si lavano reciprocamente i piedi, si perdonano, si aiutano… e diventiamo misericordiosi come Gesù. Nasce così la civiltà dell’amore, anticipo della gioia del paradiso.
Per questo Madre Speranza nel Crocifisso dell’Amore misericordioso, realizzato su indicazione espressa del "buon Gesù", icona centrale del Santuario, evidenzia le parole del perdono di Gesù ai crocifissori, la promessa del paradiso ad un ladro, il dono di Maria come nostra madre. E ai piedi del Crocifisso è posto il libro del Vangelo aperto alla pagina dove Gesù dice: "Amatevi come io vi ho amato".
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ultimo aggiornamento
18 ottobre, 2021