Festa del Santuario
 

Carissimi fratelli e sorelle, in questa festa che loda il Signore in questo Santuario del suo Amore Misericordioso, vogliamo ripetere, con gioia e gratitudine, le parole del Salmo responsoriale proclamato poco fa: "Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici!".

Quand’è che noi davvero ringraziamo di cuore qualcuno? Penso che solo quando avvertiamo che siamo amati, accolti… nonostante tutto! Questo fa il Signore con noi, con ciascuno di noi.

Vorrei soffermarmi insieme con voi su un aspetto che la parola del Signore ci ha ripetuto, oggi, in vario modo: la conoscenza! Di che tipo di conoscenza si tratta? Ci aiuta a capirlo un po’ San Paolo nella seconda lettura, quando distingue tra due tipi di conoscenza: la prima è quella che possiamo definire intellettuale, o scientifica, o frutto anche dell’esperienza umana. Questa conoscenza, dice S. Paolo, non è la più importante: "se… conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza… ma non avessi la carità, non sono nulla". E così ci introduce in un altro tipo di conoscenza, quella davvero importante, che alla fine coincide con l’amore.

Riassumendo un po’ l’esperienza umana S. Paolo dice: "La nostra conoscenza è imperfetta… Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto". Ecco, questa è la conoscenza di Dio verso ciascuno di noi. Dio ci conosce fino in fondo perché ci ama fino in fondo.

Perché il Signore ha voluto questo Santuario dell’Amore Misericordioso di Gesù? Ci sono tante chiese nel mondo – diceva Madre Speranza – ma ne mancava una che fosse dedicata espressamente a cantare l’amore misericordioso del Signore, la sua natura più profonda. E all’inizio della su esperienza, Madre Speranza scrive nel suo Diario un’ispirazione profonda del buon Gesù che le dice: "Tu devi fare in modo che gli uomini mi conoscano non come un padre offeso per le ingratitudini dei suoi figli, ma come un padre buono che cerca con tutti i mezzi il modo di consolare, aiutare e far felici i suoi figli, e che li segue e li cerca con un amore instancabile, come se non potesse essere felice senza di loro!".

Davvero "la nostra conoscenza è imperfetta", e se non conosciamo bene Dio, così come Lui è, inevitabilmente ne faremo raffigurazioni distorte, il più delle volte proiezioni del nostro limite, se non addirittura dei nostri difetti e miserie.

Abbiamo ascoltato, nella prima lettura, quello che il Signore ci ha detto per bocca del profeta Osea:

"Quando Israele era giovinetto, io l’ho amato

e dall’Egitto ho chiamato mio figlio.

Ad Efraim io insegnavo a camminare, tenendolo per mano

ma essi non compresero che avevo cura di loro.

Essi non compresero che avevo cura di loro! Quante volte noi non comprendiamo che il Signore si prende cura di noi, con la fedeltà di un padre e la tenerezza di una madre.

Oggi, in questo Santuario, vogliamo chiedere la grazia di comprendere, di conoscere il vero volto di Dio, di non dimenticare la sua bontà infinita, i suoi benefici.

“Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato!”. Lui ci ha amati fino alla fine, fino al dono della sua vita.

Se non conosciamo Dio così come Lui è, quanto ci ama, non conosceremo neanche noi stessi. Qual è la nostra vera natura? Non è altra che quella di essere creature amate infinitamente da Dio.

La vera conoscenza coincide sempre con il vero amore. E se non conosco Dio come è, non posso neanche amarlo, e non conoscerò me stesso perché non mi vedrò come un figlio amato dal padre ma sarò schiacciato da una visione negativa di me.

Ma c’è un’altra conseguenza: se non conosco veramente Dio e non conosco me stesso, non conoscerò neanche gli altri, li vedrò come rivali, nemici, concorrenti, e non come fratelli, come sorelle… Capite quanto è importante questa conoscenza e come è la grazia più importante che possiamo chiedergli: "Che io conosca te Signore, che sei l’Amore, che io conosca me come figlio amato, e che conosca gli altri come fratelli, perché anch’essi figli amati da te!".

Ecco perché Gesù, l’abbiamo ascoltato nel Vangelo, alla fine della sua vita terrena, prima di offrirsi nella Passione per amore nostro, ci ha lasciato solo questo comandamento: "Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato!". Lui ci ha amati fino alla fine, fino al dono della sua vita. E ha lavato i piedi a tutti noi, a Pietro che non capiva e l’avrebbe rinnegato, agli altri che non capivano, a Giuda che lo tradiva… E Pietro e Giuda e gli altri siamo noi, che non capiamo davvero tanto amore, ci sembra esagerato, pazzo. Oh sì, davvero il Signore è pazzo d’amore per noi, fino al punto che non sopporta che qualcuno dei suoi figli si perda, e per questo ha preso su di sé tutto il male del mondo e l’ha portato sulla croce, e per questo è morto dicendo: "Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno!"; e per questo ci segue e ci cerca "con tutti i mezzi!" – dice Madre Speranza – davvero con tutti i mezzi, anche servendosi di una pandemia per farci riflettere, per aprirci gli occhi, per dirci che stiamo sbagliando strada quando ci allontaniamo dal suo amore, quando non comprendiamo che Lui ha cura di noi, quando lottiamo gli uni contro gli altri, quando diamo importanza a ciò che non è importante e trascuriamo ciò che davvero conta.

Signore donaci il tuo Spirito perché ti conosciamo e ti amiamo davvero come sei e perché impariamo a conoscere noi stessi come tu ci conosci e ci ami, e perché impariamo ad amarci tra di noi come tu ci ami. Questo sarà il segno di un’umanità nuova: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli!". Ce lo conceda il Signore. Amen!

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ultimo aggiornamento 18 ottobre, 2021