studi Vangelo e santità laicale

Sac. Angelo Spilla, fam

 

Sempre più la Chiesa, con i suoi riconoscimenti ufficiali, propone alla venerazione e all’intenzione del popolo cristiano figure di santi laici come modello di riferimento di una radicale esperienza cristiana, come luogo in cui è possibile realizzare la santità e l’incontro con il Signore.

Questi ci aiutano a capire, attraverso le varie esperienze concrete di ciascuno di noi come è possibile trovare un unico modo di vivere la santità. Con la consapevolezza che si diventa santi all’interno delle condizioni concrete della propria vita, per cui la santità è legata alla maternità o alla politica o alle scelte di vita cristiana vissute dai giovani.

Uno degli esempi di santità laicale che la Chiesa ci propone è propriamente quello di Pina Suriano, esempio di vita quotidiana che ci richiama come vivere la santità.

Pina Suriano (18 febbraio 1915 – 19 maggio 1950) è una donna siciliana, nata e morta propriamente a Partinico, centro agricolo dell’arcidiocesi di Monreale (PA).

Al battesimo le fu dato dai suoi genitori il nome di Giuseppina, anche se poi fu sempre chiamata e conosciuta con il diminutivo di Pina. Appartenente ad una famiglia modesta che viveva dei modesti proventi dal lavoro dei campi, Pina ricevette fin da subito gli insegnamenti religiosi. Una ragazza particolarmente sensibile allo spirito religioso che viveva in famiglia tanto da esternare la sua serenità d’animo interessandosi delle cose semplici della vita, ma ricca di carica cristiana.

Ancora dodicenne Pina Suriano fece della sua parrocchia il centro motore delle sue azioni e scelte di vita, iscrivendosi all’Azione Cattolica, prima come beniamina, poi aspirante e quindi giovane. Quando nel 1937 nella sua cittadina venne eretta la seconda parrocchia, quella di Maria Santissima del Rosario, Pina lascerà la parrocchia di Maria Santissima Annunziata per prestare la propria disponibilità alla nuova.

Il parroco don Andrea Soresi divenne il suo confessore e direttore spirituale. Fu attiva catechista e guida all’interno dell’Azione Cattolica. Il suo primo incarico fu quello di delegata delle sezioni minori. Fu anche segretaria della stessa Azione Cattolica e contemporaneamente poi presidente delle giovani.

Nel 1948 fondò l’Associazione Figlie di Maria divenendone presidente fino alla morte.

Il segreto della riuscita in questi impegni assunti le veniva dalla preghiera, dalla partecipazione assidua alla santa messa, dalla comunione e meditazione quotidiana. Amava il sacrificio e si nutriva della parola di Dio, seguendo gli insegnamenti del Magistero della Chiesa.

Nonostante la contrarietà della propria madre che la voleva sposata, il 29 aprile 1932 Pina si è consacrata al Signore con il voto di castità. Nel suo diario in quel giorno così ha scritto: "In questo giorno solenne, Gesù mio, io voglio unirmi più a te e prometto di mantenermi sempre più pura, più casta per essere un giglio candido degno del Tuo giardino". Mensilmente Pina rinnovava questo voto, sotto la guida del suo direttore spirituale.

Sentì la vocazione di entrare in un istituto religioso ma trovò tanti ostacoli all’interno della sua famiglia. Comprese così che la sua era una vocazione laicale, vivendo in mezzo al mondo dedicandosi all’impegno della parrocchia, curando la catechesi e la liturgia, anche con il suono dell’organo.

Da tutti veniva apprezzata per la sua lealtà, onestà, cordialità e sensibilità umana, ma soprattutto per il suo esempio e la sua testimonianza cristiana. Il sorriso e la semplicità erano le sue caratteristiche. Nello stesso anno in cui ha fondato l’Associazione delle Figlie di Maria, assieme ad altre compagne, Pina si offrì come vittima per la santificazione dei sacerdoti.

Fu lo stesso anno quando poi si manifestò in lei una forma acuta di artrite reumatica così violenta, da causare, in seguito, l’infarto che venne a stroncare improvvisamente la sua vita, a soli 35 anni. Aveva continuato a rinnovare nella sua vita quanto aveva detto a Gesù e scritto nel suo diario il 21 novembre 1933: "La tua presenza mi solleva al di sopra di ogni cosa, il mio amore per te aumenta sempre, sempre, sempre. Come questo giorno vorrei passare tutti gli altri di mia vita. Voglio amarti soffrendo, voglio soffrire cantando".

Fino all’ultimo Pina ha continuato a spandere esempi di perfezione. Ai suoi funerali fu tanta la partecipazione dei fedeli che la ritenevano già santa.

Il 5 settembre 2004 è stata beatificata da san Giovanni Paolo II a Loreto, quando era arcivescovo di Monreale mons. Cataldo Naro, il quale per quella circostanza ha così scritto, tra l’altro, ai fedeli della sua diocesi: "È un dono che ci fa responsabili, innanzitutto, di un nostro personale impegno di santità. Pina Suriano, che condusse un’esistenza esteriore priva di fatti eccezionali, trascorsa interamente nella sua Partinico, legata ad un’umile quotidianità, ci dice che farsi santi, vivere costantemente alla presenza di Dio, sperimentare la propria libertà come donazione, è un cammino percorribile, è una possibilità reale. Il cristianesimo non è un’idealità astratta. Il Vangelo non indica un’utopia. La nuova beata sembra assicurarci che anche noi possiamo aderire pienamente al Signore, vivere in fedeltà al Vangelo, farci guidare in tutto dallo Spirito di Cristo. La sua trasparente testimonianza di giovane donna che si è realizzata come consapevole offerta di sé, nel Cristo, a Dio Padre, ci spinge sulla via della santità, ci fa coraggio, ci dice che la vocazione cristiana è realizzabile".

Il 18 maggio 1969 è avvenuta la traslazione del corpo dal cimitero di Partinico alla parrocchia del Sacro Cuore, poi santuario Beata Pina Suriano, dove le sue spoglie attualmente vengono conservate. Il 18 febbraio 1989 è stata proclamata Venerabile e il 5 settembre, Beata.

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ultimo aggiornamento 19 dicembre, 2022