L’acqua del Santuario

P. Aurelio Pérez fam

"Chi ha sete venga a me e beva" (Gv 7, 37)

"Gesù mio, dammi da bere l’acqua viva che sgorga da te stesso" (M. Speranza)

 

Cari amici desidero, in questo, riflettere insieme a voi sul significato di uno dei grandi segni che il Signore ha voluto in questo suo Santuario, e ha chiesto di realizzare a Madre Speranza. Si tratta dell’acqua del Santuario dell’Amore Misericordioso.

Gli eventi che hanno circondato la scoperta di quest’acqua hanno a dir poco dello straordinario per quanto ne sappiamo dai testimoni diretti degli eventi, e dalla testimonianza stessa di Madre Speranza, che ci ha detto espressamente di aver avuto dal Signore l’incarico di scavare un pozzo sulla cima di questo colle, presso il Santuario del suo Amore misericordioso.

Provo a sviluppare questa riflessione in tre parti: 1. Una prima parte racconta la storia di quest’acqua. 2. Nella seconda parte proviamo a riflettere sul significato dell’acqua nei piani di Dio e sul perché il Signore ha voluto quest’acqua, proprio in questo luogo. 3. Nella terza parte faccio alcune considerazioni conclusive.

 

Storia dell’acqua dell’Amore Misericordioso

Quando parliamo di storia, sapete che l’oggettività degli eventi narrati dev’essere supportata da testimonianze affidabili e documenti seri. Noi possediamo il Diario di Madre Speranza, che penso conosciate: a mio avviso è uno dei testi più importanti tra quelli che lei ci ha lasciato. Ma nel suo Diario non ha scritto nulla a proposito del pozzo scavato nel 1960, perché lei, il 4 ottobre del 1957 scrive: "Fino ad ora ho portato avanti un piccolo diario che riguardava la fondazione dei Figli dell’Amore Misericordioso, diario che ho continuato a scrivere nonostante sia stato eletto Segretario generale Padre Mario Tosi, data l’impossibilità di questo figlio di scriverlo con una certa regolarità, non trovandosi nella Casa generalizia; infatti, per mancanza di personale, ha dovuto continuare a fare il Superiore nella Casa del Clero di Perugia. Ma considerato che il nuovo Segretario generale può risiedere nella Casa generalizia ho finito il mio lavoro".

Allora faccio riferimento ad alcuni testi del Diario scritto appunto dal Segretario generale di allora e testimone oculare dei fatti, P. Mario Gialletti.

04/03/1960. La Madre da alcuni giorni è sofferente di broncopolmonite; non solo è stata in piedi come al solito, ma è voluta uscire e fermarsi a seguire i lavori di trivellazione del pozzo per trovare l’acqua nell’orto. È stata sul luogo del lavoro dalle 9,30 alle 11,50 circa. Alle 11,35 si è spezzata la trivella mentre lavorava a circa 12 metri di profondità. La Madre ci ha detto che nella mattina era venuto il diavolo e le aveva ripetuto che lì l’acqua non c’era, … che se ce ne fosse un bicchiere solo quello servirebbe per affogarla, … che con la trivella non avrebbe ottenuto nulla perché lui avrebbe spezzato tutte le trivelle dell’Umbria (assotterrerai in questo pozzo tutte le trivelle dell’Umbria ecc). La Madre si era voluta portare sul posto per pregare lì e scongiurare dal Signore la grazia di evitare la rottura della trivella. Il Signore ha permesso ugualmente che la trivella si rompesse e allora la Madre ha acconsentito a non proseguire più con le trivelle ma a cercare l’acqua facendo direttamente un "pozzo romano", in muratura, in modo che il diavolo non avesse potuto mettere più in atto le sue minacce.

 

30/03/1960. Alle 9, 45 si cava la prima acqua dal pozzo, è presente anche la Madre. I muratori sono a 22 metri e ne mandano su una prima bottiglia da un litro; è tutta torbida. La Madre ne beve un sorso versandola sul palmo della mano; poi ne abbiano bevuto tutti: P. Gino, P. Daniele, tutti i Padri, tutte le Suore. Di quella che ne è avanzata parte è nell’archivio delle Suore.

 

05/05/1960. Verso mezzogiorno alla Madre, in cella, il demonio rompe in testa un thermos in cui le Suore le avevano preparato un po’ di the. La Madre ci dice che il demonio era furioso per il pozzo.

 

06/05/1960. Primo venerdì del mese. Acqua nel pozzo, a 92 mt. di profondità. Gli appunti descrivono i momenti che precedono: la sonda bloccata a 90 mt. di profondità, … tutti i presenti pregano il Trisagio alla Santissima Trinità perché si sblocchi la sonda, … alla fine del Trisagio l’argano riprende a funzionare, … si riprendono i lavori e a 92 mt. di profondità, si trova l’acqua. Viene avvisata subito la Madre che alle 18,25 cade in estasi; presenti P. Gino, P. Gialletti, P. Enzo, fr. Ennio, fr. Pietro, Don Pietro Baldelli, Bruno Benfatti il sondatore, Ferruccio Bordacchini, Goffredo il fabbro, gli altri tre operai che lavoravano alla trivellazione e quattro persone del paese.
La sentono ringraziare il Signore per questa acqua e chiedere al Signore che voglia dare a questa stessa acqua la virtù di curare in modo particolare i malati di cancro, di paralisi e di leucemia. E la gente, accorsa alla notizia, non avendo visto mai la Madre estasiata, si commosse profondamente.

 

09/05/1960. Nella mattinata notiamo la Madre tanto preoccupata, portarsi continuamente dalla cucina, al pozzo, in sala, al pozzo ecc... Solo verso le 9,30 o le 10, ci dice che è tanto preoccupata perché il demonio ha minacciato una disgrazia al pozzo: la morte di un operaio e di conseguenza molto disonore e guai per la Congregazione. La Madre raccomanda al sondatore Bruno Benfatti tanta prudenza.

 

19/05/1960. Alle 10,45 a 114 mt. di profondità si trova tanta acqua che causa il "rientro" alla sonda per più di tre metri. Pensando ormai, alla definitiva sistemazione del pozzo chiediamo alla Madre una frase da poter mettere su una pergamena, chiusa in un tubo di piombo, in fondo al pozzo. La Madre ci dice che ci avrebbe pensato. Al pomeriggio, verso le 15, ci porta la frase richiesta; sono parole dette da Gesù, dettate durante un’estasi (il P. Gino conserva il foglio scritto dalla Madre durante l’estasi, a caratteri tanto grossi). Ci meraviglia che sopra ci sia scritto: "Decreto" e la Madre ci spiega: «Il 3 di aprile - dice la Madre - stavo in camera ringraziando il Signore per il Decreto dell’Indulgenza Plenaria concessa dal S. Padre al Santuario; mi sono distratta e Lui ha detto: "Adesso scrivi un altro decreto e mi ha detto questi pensieri, che quindi hanno il valore di un decreto».

 

Questo è il testo originale in spagnolo:

«DECRETO. A esta acqua y a las piscinas, el nombre que les has de dar, es el de mi Santuario. Y también quiero que digas y lo procures grabar en el corazón y mente de todos los que a ti acuden, que usen de esta agua con mucha fe y confianza, y se verán siempre libres de graves enfermedades y que antes pasen todos a curar sus pobres almas de las llagas de que adolezcan por este mi Santuario donde les está esperando no un juez para juzgarlos y darles pronto el castigo, sino un Padre que les ama, perdona, no cuenta y olvida».

 

"DECRETO. Il nome che devi dare a questa acqua e alle Piscine è quello del mio Santuario. E desidero anche che tu dica e ti sforzi di inculcare fortemente nel cuore e nella mente di quanti accorrono a te, che facciano uso di questa acqua con molta fede e fiducia, e si vedranno sempre liberi da gravi malattie; e che prima passino tutti a curare le loro povere anime dalle piaghe di cui soffrono, in questo mio Santuario, dove li sta aspettando non un giudice per condannarli e dar loro subito il castigo, ma un padre che li ama, perdona, non tiene in conto e dimentica".

21/05/1960. La Madre ci avverte che, al di là dei tentativi fatti fino ad oggi, la trivellazione del pozzo, data la profondità di circa 120 mt., andrebbe fatta con tubi da 360 a cannocchiale su tubi da 305 in modo che il pozzo reale resti da almeno 200 mm, con molta ghiaia e filtri buoni; e che la trivellazione sia ripetuta sullo stesso preciso punto della precedente. La Madre stessa comunica tutto al geometra di De Togni e questi sarà a Collevalenza mercoledì prossimo, 25 c.m.

Il sig. De Togni ha un colloquio a solo con la Madre di circa 20 minuti ed esce trasformato; telefona subito a Verona per dare ordini, risponde la segretaria: «...senti Carla ...mi servono tubi da 360 e da 305, tubi da 200 per il pozzo con i migliori filtri ...cercali ovunque a Dalmine, a Torino, a Milano ...senti ...qui è qualcosa come Lourdes».

 

14/07/1960. Terminati i lavori, si inaugura il Pozzo; la Madre non vorrebbe partecipare ma viene obbligata da P. Gino ad andare in Cappella dove cade in estasi alla presenza di diversi pellegrini.

La Segretaria Generale nel diario descrive la festa di inaugurazione del pozzo e trascrive alcune frasi della Madre durante l’estasi: Comincia con parole piene di amore e di gratitudine a ringraziare il Signore per averle concesso di trovare l’acqua … dice la sua commozione per quanto ha fatto il vescovo Mons. De Sanctis erigendo la Cappella del nostro Istituto a Santuario dell’Amore Misericordioso … qui verranno da tutte le nazioni per liberarsi dalla lebbra del peccato mortale e dalla paralisi del peccato abituale … riceveranno la grazia per mezzo della confessione e dell’eucarestia per passare poi in preghiera alle Piscine e riuscirne guariti … La Madre è presa da grande fervore e si dice disposta a qualunque cosa per amore a Lui … che però Lui le tenga la Mano sulla testa perché ha paura di rovinare tutto … "Non desidero altra cosa che Te … desidero essere e vivere solo per Te … Tu sei un Padre tanto buono …".

Poi alle 19,30 la Madre, accompagnata dalle Suore, dai Padri e da un buon gruppo di persone di Collevalenza e da una rappresentanza di Assisi, va al pozzo e vi getta dentro – racchiusa in un tubo di piombo perfettamente sigillato - la pergamena ricordo, con una immagine del Crocefisso del Santuario e con il "Decreto" di cui si è fatto nota al giorno 19 maggio".

Per l’occasione esorta tutto il popolo a una grande fede e fiducia nell’A.M., esortandoli a preoccuparsi di rendere sempre più cristiana la propria vita.
… Il Signore ha scelto questo paese come centro della devozione al Suo Amore Misericordioso … qui ha voluto che sorgesse il Suo santuario al quale verranno persone da tutto il mondo … Io vi assicuro che non verrà la fine del mondo prima che la devozione all’Amore Misericordioso sia arrivata all’ultimo confine della terra, fino a quando tutto il mondo non avrà conosciuto questo amore di padre che Dio ha per tutti noi … Abbiamo la certezza della predilezione di Dio … voi sapete come tutti dicevano chi qui non ci poteva essere acqua … e io non potevo mettere in dubbio la promessa del buon Gesù … qualcuno diceva: perché non fermano questa suora che è pazza? … se qui c’è acqua io mi faccio frate! … Ecco: ormai abbiamo l’acqua …

Alla fine si canta il Te Deum di ringraziamento.

 

14/09/1960. Alle 9,30, d’improvviso, il pozzo si illumina tutto in modo da permettere di vedere tutto chiaramente fino in fondo: tubi, acqua, fondo del pozzo, sistemazione del ghiaietto, ecc... Erano presenti a tale fatto prodigioso la Madre, Madre Ascensione, Suor Sacrario, Padre Mario Straffi, P. Luigi Macchi e Ferruccio Bordacchini.

 

Perché il Signore ha voluto quest’acqua?

In questa seconda parte tento di dare una risposta a questo interrogativo. La prima risposta penso che l’abbiamo sentita dalla stessa esperienza di M. Speranza, dal momento che lei afferma esserci una espressa volontà del Signore dietro tale evento. Ricordo che in una delle estasi che ebbe durante la travagliatissima perforazione del pozzo, M. Speranza diceva a Gesù, con la sua abituale confidenza: Perché mi fai penare tanto per trovare quest’acqua? A Bernardetta, a Lourdes, gliel’hai fatta trovare subito, appena ha scavato un po’… Si vede che il Signore, nel dialogo dell’estasi le fa notare che Bernardette era una bambina, al che M. Speranza risponde: e allora non hai compassione di me che sono una povera vecchia!

Ci troviamo dunque di fronte a una volontà espressa del Signore.

E perché l’Amore Misericordioso ha voluto quest’acqua presso il suo Santuario? Penso che troviamo una risposta abbastanza chiara se andiamo a vedere il significato dell’acqua in tutta la Sacra Scrittura.

Gesù stesso, la Parola eterna del Dio vivente, si è definito come Sorgente di acqua viva. Conosciamo che cosa disse alla donna samaritana, sedendo presso il pozzo dove lei andava ogni giorno ad attingere l’acqua: "Se uno beve di quest’acqua, avrà ancora sete, ma se uno beve dell’acqua che io gli darò non avrà mai più sete, ma l’acqua che gli darò diverrà in lui una sorgente di acqua che zampilla verso la vita eterna" (Gv 4, 13s).

Ma c’è un altro evento centrale raccontato anch’esso nel Vangelo di Giovanni, per capire il significato dell’acqua. Avviene a Gerusalemme, l’ultimo giorno della grande festa delle Capanne, che occupava un’intera settimana, e durante la quale si ringraziava il Signore per il raccolto dei frutti della terra. Nel 7º giorno della festa i sacerdoti prendevano l’acqua dalla sorgente di Siloe e insieme al popolo, che portava rami e frutti nelle mani, salivano in solenne processione verso il Tempio. Qui i sacerdoti giravano per 7 volte intorno all’altare, e alla fine un sacerdote saliva i gradini dell’altare e da un imbuto d’argento versava l’acqua per terra. In questa occasione si facevano preghiere per la pioggia, riti che ricordavano il miracolo dell’acqua nel cammino del deserto (Es 17, 1-7), letture di testi della Scrittura che annunciavano la sorgente che doveva rinnovare Sion (Zac 14, 8ss), e parlavano dell’acqua che scaturisce dal lato destro del Tempio e forma un fiume che purifica, guarisce e dà frutti tutto l’anno (Ez 47, 1ss).

Proprio in questa occasione Gesù fece una proclamazione importantissima:

37 L’ultimo giorno, quello solenne della festa, Gesù dritto in piedi proclamò a gran voce: «Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. 38 Colui che crede in me, come disse la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva». 39 Questo lo disse riferendosi allo Spirito che stavano per ricevere coloro che credevano in lui. Infatti non c’era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato. (Gv 7, 37-39)

Che cosa vuol dire Gesù con la sua rivelazione sull’acqua? Che in Lui tutto si compie. Tutte le parole dette sull’acqua nell’AT (e sono tantissime) si compiono in Lui. È Gesù Cristo la roccia dalla quale è scaturita l’acqua nel deserto per dissetare il popolo (Es 17), è Lui il fiume di acqua viva che scaturisce dal lato destro del Tempio (Ez 47) e ridà vita al mar morto, producendo frutti perenni che guariscono tutte le nazioni, così come è ancora Lui la sorgente misteriosa sgorgata a Gerusalemme, "che non si seccherà mai, né d’estate né d’inverno, e che scorrerà sempre sia verso il mare orientale come verso il mare occidentale" (Zac 14, 8s). Per questo l’evangelista Giovanni (Gv 19, 34-37), quando contempla la trafittura del costato di Gesù sulla croce, da cui scaturisce sangue ed acqua, vede in essa il compimento di tutto ("È compiuto!" sono le ultime parole di Gesù sulla croce); e cita il profeta Zaccaria: "Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto". È interessante leggere il testo completo del profeta, in cui il Signore dice: "Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a colui che hanno trafitto" (Zac 12, 10).

Ecco la nostra sorgente: è Cristo Signore, nel mistero del suo Amore Misericordioso che dà la vita per tutti noi sulla croce, e proprio dal suo cuore trafitto, dal vero e definitivo Tempio del suo corpo, fa scaturire un fiume di grazia e di salvezza, che guarisce, rinnova, da speranza, risuscita e produce frutti di vita nuova. È il dono dello Spirito Santo come l’evangelista Giovanni sottolinea (Gv 7, 39). Infatti chi è lo Spirito Santo se non l’Amore di Dio, e che cosa è l’amore di Dio per noi se non pienezza di misericordia e grazia. Quest’acqua dunque è l’Amore misericordioso del Signore, perchè Lui "in questi tempi difficili e di lotta per la sua Chiesa vuole far traboccare (= derramar) benignamente le ricchezze della sua misericordia" (Prologo delle Costituzioni dei FAM).

 

Capite perché Madre Speranza ha ricevuto questa rivelazione del buon Gesù, che ha voluto quest’acqua come segno della sua misericordia.

Comprendiamo ora meglio quel "Decreto" dettato da Gesù stesso a M. Speranza per l’acqua dell’Amore Misericordioso:

"Il nome che devi dare a questa acqua e alle Piscine è quello del mio Santuario. E desidero anche che tu dica e ti sforzi di inculcare fortemente nel cuore e nella mente di quanti accorrono a te, che facciano uso di questa acqua con molta fede e fiducia, e si vedranno sempre liberi da gravi malattie; e che prima passino tutti a curare le loro povere anime dalle piaghe di cui soffrono, in questo mio Santuario, dove li sta aspettando non un giudice per condannarli e dar loro subito il castigo, ma un padre che li ama, perdona, non tiene in conto e dimentica".

 

E capite perché M. Speranza ha unito il gesto dell’immersione nelle vasche del Santuario o il bere l’acqua di questa sorgente, con l’accostarsi ai sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia. Perché l’acqua appunto è il simbolo della grazia e della misericordia del Signore che ci vengono offerte gratuitamente nella Parola di Dio e nei sacramenti. Così come l’acqua ci lava, ci disseta, e senza di essa non abbiamo vita, così l’amore misericordioso del Signore ci lava l’anima dal peccato, ci ristora dall’arsura delle passioni, nutrendoci di sé sazia la nostra sete di vita, di felicità, di amore, e come segno che Lui ha il potere di fare tutto questo, può guarire anche le malattie del nostro corpo (cf Mc 2, 10ss).

 

La Parola di Dio sorgente di acqua viva

Se Gesù è la sorgente di acqua viva ogni sua parola è per noi una goccia di vita da accogliere con il desiderio dell’assetato che va alla sorgente. Pietro un giorno disse a Gesù, manifestando questa sete: "Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna".

Sentite in proposito che cosa dice Sant’Efrem, un antico Padre della Chiesa siriaca:

"Chi è capace di comprendere, Signore, tutta la ricchezza di una sola delle tue parole? È molto più ciò che ci sfugge di quanto riusciamo a comprendere. Siamo proprio come gli assetati che bevono ad una fonte. La tua parola offre molti aspetti diversi, come numerose sono le prospettive di coloro che la studiano. Il Signore ha colorato la sua parola di bellezze svariate, perché coloro che la scrutano possano contemplare ciò che preferiscono. Ha nascosto nella sua parola tutti i tesori, perché ciascuno di noi trovi una ricchezza in ciò che contempla.

La sua parola è un albero di vita che, da ogni parte, ti porge dei frutti benedetti. Essa é come quella roccia aperta nel deserto, che divenne per ogni uomo, da ogni parte, una bevanda spirituale. Essi mangiarono, dice l’Apostolo, un cibo spirituale e bevvero una bevanda spirituale (cfr. 1 Cor 10, 2).

Colui al quale tocca una di queste ricchezze non creda che non vi sia altro nella parola di Dio oltre ciò che egli ha trovato. Si renda conto piuttosto che egli non è stato capace di scoprirvi se non una sola cosa fra molte altre. Dopo essersi arricchito della parola, non creda che questa venga da ciò impoverita.

Incapace di esaurirne la ricchezza, renda grazie per la immensità di essa. Rallegrati perché sei stato saziato, ma non rattristarti per il fatto che la ricchezza della parola ti superi. Colui che ha sete è lieto di bere, ma non si rattrista perché non riesce a prosciugare la fonte. È meglio che la fonte soddisfi la tua sete, piuttosto che la sete esaurisca la fonte. Se la tua sete è spenta senza che la fonte sia inaridita, potrai bervi di nuovo ogni volta che ne avrai bisogno. Se invece saziandoti seccassi la sorgente, la tua vittoria sarebbe la tua sciagura. Ringrazia per quanto hai ricevuto e non mormorare per ciò che resta inutilizzato. Quello che hai preso o portato via é cosa tua, ma quello che resta é ancora tua eredità. Ciò che non hai potuto ricevere subito a causa della tua debolezza, ricevilo in altri momenti con la tua perseveranza. Non avere l’impudenza di voler prendere in un sol colpo ciò che non può essere prelevato se non a più riprese, e non allontanarti da ciò che potresti ricevere solo un po’ alla volta".

 

"Signore, dammi di quest’acqua!" (Gv 4, 15)

Giunti al termine di queste considerazioni, forse la cosa migliore con cui possiamo concludere è la preghiera che un giorno la samaritana fece a Gesù: "Signore, dammi di quest’acqua!".

In fondo tutti noi ci sentiamo dei poveri assetati che hanno bisogno dell’acqua della misericordia del Signore. "Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te o Dio. L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente. Quando verrò e vedrò il volto di Dio?" (Sal 42, 2-3). Anche noi possiamo vivere esperienze di sofferenza fisica o morale, anche noi possiamo ripetere in certe circostanze della vita le parole dello stesso Salmo: "Le lacrime sono il mio pane, giorno e notte, mentre mi dicono sempre: Dov’è il tuo Dio?" (Sal 42, 4)

Il Signore ha risposto a questa preghiera che in modo più o meno esplicito si eleva a Lui dall’umanità assetata, aprendo per noi il torrente di grazia e misericordia che scaturisce dal costato di Cristo. A quella domanda terribile: "Dov’è il tuo Dio?", che forse anche noi ci siamo fatti in certi momenti della vita, Lui risponde: "Sono qui, su questa croce, dove ho condiviso tutta la tua sofferenza e ti ho donato tutto il mio amore". Abbiamo solo bisogno di accostarci con fede a questa sorgente, sicuri che Lui ci ristorerà. Ce l’ha assicurato Lui stesso, Verità che non mente: "Venite a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi e io vi ristorerò!" (Mt 11,28).

 

Madre Speranza capì bene che il Signore voleva dare ristoro a tutti i suoi figli presso questo Santuario, e il 3 aprile del 1960, quando lo scavo del pozzo era alle prime fasi, sentì che Gesù le dettava in quel "Decreto": "… che usino quest’acqua con molta fede e fiducia e si vedranno sempre liberati da grandi infermità". Dopo tanti anni vediamo come queste parole si stanno realizzando. L’afflusso dei pellegrini alle acque del Santuario è sempre più numeroso. I casi segnalati di grazie e guarigioni sono tanti. Il Signore è davvero buono.

 

Concludo facendo nostra una preghiera che Madre Speranza ci ha lasciato nella Novena all’Amore Misericordioso:

 

"Gesù mio, Tu che sei fonte di vita, dammi da bere dell’acqua viva che sgorga da te stesso, perché gustando di te, non abbia più sete che di te.

Annegami tutto nell’abisso del tuo amore e della tua misericordia e rinnovami col tuo preziosissimo sangue con il quale mi hai riscattato.

Lava con l’acqua del tuo santissimo costato tutte le macchie con le quali ho contaminato la bella veste dell’innocenza che mi hai dato nel battesimo.

Riempimi, Gesù mio, del tuo Santo Spirito e rendimi puro di corpo e di anima.

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ultimo aggiornamento 07 settembre, 2022