studi Vangelo e santità laicale |
Sac. Angelo Spilla, fam |
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a santità laicale testimonia il primato del Vangelo che si traduce in una capacità critica di leggere dentro la storia e di gettare ponti con tutti .E’ il Concilio Vaticano II che sottolinea propriamente un’ecclesiologia a uguaglianza differenziata con la riscoperta dell’antica categoria del popolo di Dio, tutti ruotanti intorno alla chiamata universale alla santità, chiamata di ogni battezzato.
Papa Francesco, a questo proposito, nell’esortazione apostolica "Gaudate et exultate" pensando alla santità, come chiamata che il Signore ha scelto per ciascuno, parla dei "santi della porta accanto", aggiungendo che sono: " genitori che crescono con tanto amore i loro figli, gli uomini e le donne che lavorano per portare il pane a casa, i malati, le religiose anziane che continuano a sorridere" (n. 7).
Una figura di santità piena, in seno alla Chiesa, nel proprio ambiente di vita ordinaria è Gianna Beretta Molla (4 ottobre 1922 – 28 aprile 1962), un esempio di mamma santa, una donna incinta alla quarta gravidanza, con un tumore all’utero, che ha preferito morire anziché accettare cure che arrecassero danno al feto.
Gianna era nata a Magenta, diocesi e provincia di Milano, il 4 ottobre 1922, decima di 13 figli, otto dei quali sopravvissuti. Tre di quest’ultimi abbracciarono la vita religiosa: Enrico, medico missionario cappuccino; Giuseppe, ingegnere sacerdote nella diocesi di Bergamo; Virginia, medico e religiosa canossiana. Una grande famiglia con molti figlie e tante vocazioni religiose.
Il loro padre, Alberto, era impiegato al cotonificio Cantoni, uomo di fede profonda e di pietà sincera; ogni giorno si alzava alle cinque per partecipare alla messa e poi poter andare a lavorare prendendo il treno per recarsi a Milano. La mamma, Maria De Micheli, anch’essa era ricca di fede profonda, di carità ardente, di carattere umile e forte nello stesso tempo. Anche lei partecipava ogni giorno alla messa, portando con sé i figlioli. Entrambi i genitori erano terziari francescani.
La famiglia Beretta visse a Milano fino al 1925. Dopo la morte di tre dei cinque fratelli a causa dell’influenza spagnola, la famiglia si trasferì inizialmente a Bergamo. Fu qui che all’età di cinque anni Gianna ricevette la Prima Comunione e cinque anni dopo, la cresima; a seguito della morte della sorella Amalia, all’età di 26 anni, la famiglia si trasferì a Genova.
Fu qui che Gianna maturò ancora più profondamente la sua vita spirituale, frequentando l’Istituto delle suore dorotee, facendosi guidare dal suo direttore spirituale e noto liturgista, mons. Mario Righetti.
A seguito dei bombardamenti, nell’ottobre del 1941 la famiglia ritornò a Bergamo, nella casa dei nonni materni e a quattro mesi di distanza, nel 1942, morirono entrambi i genitori di Gianna.
Gianna con i fratelli e le sorelle ritornarono a Magenta dove lei era nata. Furono gli anni in cui perseguì gli studi tanto che nel 1949 si laureò in Medicina a Pavia, intensificò la sua spiritualità partecipando, quotidianamente alla celebrazione eucaristica dedicandosi all’apostolato nell’Azione Cattolica e nell’assistenza dei poveri e bisognosi come Dama di San Vincenzo.
Conseguita la laurea, Gianna ha aperto un ambulatorio medico a Mesero (MI), mentre nello stesso tempo sostituiva al bisogno il fratello medico Ferdinando, a Magenta. Nel 1952, poi, si specializzò in pediatria, senza tralasciare, però, i propri assistiti, per lo più poveri e anziani.
Fu nel dicembre del 1954, che Gianna conobbe il giovane Pietro Molla, dirigente della famosa fabbrica di fiammiferi di Magenta, appartenente anche lui all’Azione Cattolica. Il 24 settembre 1955 segnò la data del loro matrimonio contratto nella basilica di S. Martino a Magenta, stabilendosi nella piccola frazione di Ponte Nuovo, in una villetta riservata alla famiglia del direttore dello stabilimento.
Seguirono gli anni della nascita dei primi tre figli: Pierluigi nel 1956, Maria Zita (Mariolina) nel 1957 e Laura nel 1959.
Fu però nel settembre del 1961, al termine del secondo mese della nuova gravidanza, che per Gianna iniziò il mistero del dolore. Le fu riscontrato un fibroma all’utero. Gianna portò avanti la gravidanza senza tentennamenti, dicendo prima del necessario intervento operatorio, al chirurgo: "Prima salviamo il bambino! Per me non si preoccupi". E sempre prima del parto al marito disse anche: "Se dovete decidere fra me e il bambino, nessuna esitazione: scegliete, e lo esigo, il bambino. Salvate lui".
Il 21 aprile 1962 nacque così Emanuela Gianna, mentre il 28 aprile, moriva nella sua casa a Ponte Nuovo di Magenta la mamma. Gianna venne sepolta a Mesero. Aveva 39 anni, una mamma che ha preferito morire per non sopprimere la vita della quarta figlia. I suoi funerali furono una grande manifestazione unanime di commozione profonda e di fede.
Nel novembre 1972 nella diocesi di Milano, dall’allora cardinale Giovanni Colombo, fu introdotta la causa per la beatificazione. Il papa San Paolo VI nel 1973 all’Angelus domenicale parlò di Gianna Beretta Molla indicandola come esempio di "meditata immolazione" a una società troppo facile a soffocare la vita.
Nel 1994 Gianna Beretta Molla è stata poi proclamata beata da S. Giovanni Polo II e poi dallo stesso pontefice, nel 2004, santa. Il marito, all’età di 98 anni ha assistito alla canonizzazione della moglie.
La prima donna sposata innalzata alla gloria degli altari negli ultimi mille anni di storia della Chiesa cattolica. La sua memoria liturgica ricade il 28 aprile.
Emanuela Gianna, nata dal sacrificio della mamma Gianna, ha reso la sua testimonianza nei confronti della madre: "Sento in me la forza e il coraggio di vivere, sento che la vita mi sorride", dedicandosi anche lei alla cura e all’assistenza degli anziani.
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ultimo aggiornamento
07 settembre, 2022