ROBERTO LANZA
Non desidero tanto riflettere sulle tribolazioni che derivano dalla missione del presbitero: sono cose molto note e già ampiamente diagnosticate. Desidero parlare con voi, […] Guardare in faccia le nostre amarezze e così ricordarci che, come sacerdoti, non siamo chiamati a essere onnipotenti ma uomini peccatori perdonati e inviati1.
P
arole davvero molto toccanti quelle pronunciate da Papa Francesco, espressioni che ci rimandano ai tanti i luoghi comuni che riguardano i "ministri di Dio". Si vive purtroppo in un mondo fatto di sondaggi, di votazioni, di referendum. Ci sono persone che credono che i ministri ordinati siano una specie di stirpe eletta, di angeli perfetti, uomini con dei super-poteri, dei Superman della fede, di uomini insuperabili nelle loro virtù. È difficoltoso oggi esprimersi su di loro, sono molte le sfide che devono affrontare nella società. Il quadro esistenziale in cui si trovano ad agire non è sempre "roseo", e non solo a causa del Covid – 19; le nostre comunità cristiane a volte appaiono meno forti e unite di un tempo, il tessuto spirituale delle persone si è un po’ frantumato, e parlare di fede è diventato tanto difficile al punto tale che ci si muove in situazioni estremamente complesse, difficili da gestire e allo stesso tempo con grandi attese ed aspettative.Ci si trova a dover decidere troppo rapidamente, a prendersi delle responsabilità, a gestire relazioni con persone nuove, gruppi, associazioni, movimenti. Spesso il prete si trova a guidare una comunità dove l’essere cristiani e il vivere da cristiani, non solo non è più sostenuto da un vero e proprio percorso di fede e di formazione, ma incontra l’indifferenza e a volte perfino il rifiuto. Anche la stessa parrocchia è diventata più complicata da coordinare ed amministrare, ed è per questo che capita spesso di non sentirsi all’altezza della situazione. Lo stesso modo di vivere la fede è più inquieto, ci sono più domande, forse più profonde di un tempo, e tutto questo percorso di ricerca non ha sempre un esito tranquillo e sereno, ma provoca ansia e delusione. Dobbiamo riconoscere molto sinceramente che ancora oggi molte persone non sanno cosa significhi essere sacerdoti. Pertanto, le sue problematiche non interessano quasi più, o meglio può interessare soltanto il "gossip", con il quale ci illudiamo di conoscere la verità e di formulare giudizi e valutazioni sulla persona e sul suo operato.
Qual è la situazione che si trova a vivere oggi un prete? Quali sono le sfide principali che si trova ad affrontare? Quali sono le sue difficoltà? Come è cambiata la vita quotidiana dei ministri di Dio? Cosa può fare una comunità per accompagnarli ed aiutarli? Quante volte ascoltiamo i cosiddetti "slogan" che ci parlano di crisi vocazionale oppure addirittura di crisi del sacerdozio, che non dobbiamo mai dimenticare è un sacramento: il sacramento dell’Ordine. Dio si serve di un "povero uomo" al fine di essere, attraverso di Lui, presente per gli uomini e di agire in loro favore. Credo che questo "coraggio" di Dio, che si fida fino in fondo degli uomini, che pur conoscendo le loro debolezze, li ritiene uomini capaci di agire e di essere il segno della Sua presenza per le vie del mondo, ecco tutto questo si nasconde nella parola "sacerdozio".
Tuttavia, sentiamo troppo spesso dire che i preti hanno perso il gusto della loro vocazione, e questo ci fa capire che tale crisi sta proprio in questa identità perduta! Non si perde, infatti, "il gusto e la bellezza della propria vocazione" così, semplicemente e casualmente per strada, la si perde se di fatto NON si sapeva neppure di possederla, questa è la tragedia!
A mio modesto parere ad essere in crisi non è il SACERDOZIO o l’ORDINE, perché per la sua natura sacramentale è eterno, in quanto appartiene al Cristo che, per il fatto di essere Signore della vita e della storia, non conosce affatto alcuna crisi. Per capire come dovrebbe essere il prete nella società di oggi è necessario partire da Cristo che è l’unico vero sommo sacerdote, e non ve ne sono altri. Il prete è essenzialmente "un pastore" come Cristo, che agisce, per grazia di Dio, in persona Christi, ossia che opera "nella persona di Cristo", ovvero "come se fosse Cristo." Il significato dell’imposizione delle mani e dell’invocazione dello Spirito Santo all’ordinazione è proprio questo e la Chiesa non può rinunciare al segno visibile del dono invisibile dello Spirito Santo e dei carismi del ministero specifico degli Apostoli di Cristo: "Non trascurare il carisma (il dono dello Spirito) che è in te e che ti è stato conferito, per indicazione dei profeti, con l’imposizione delle mani da parte del collegio dei presbiteri [...] Io ti invito a ravvivare il carisma di Dio che è in te per l’imposizione delle mie mani"2.
Io credo, invece, che ad essere in crisi è l’uomo di oggi, la sua esistenza e il suo modo di vivere, sono in crisi i suoi valori, le sue scelte, in crisi è la sua fede, il suo battesimo, in crisi è il suo rapporto con Dio. Non è la "vocazione", non è la chiamata di Dio ad essere in crisi, in crisi casomai è il nostro ascoltare ed il nostro rispondere all’amore che ci chiama ad essere figli contenti e felici di avere un Padre che si china sulla nostra storia e l’abbraccia. Il Papa emerito Benedetto XVI° così diceva ai Sacerdoti: "In un mondo in cui la visione comune della vita comprende sempre meno il sacro, al posto del quale, la "funzionalità" diviene l’unica decisiva categoria, la concezione cattolica del sacerdozio potrebbe rischiare di perdere la sua naturale considerazione, talora anche all’interno della coscienza ecclesiale". Il santo Curato d’Ars ripeteva spesso con le lacrime agli occhi: "Come è spaventoso essere prete!" Ed aggiungeva: "Come è da compiangere un prete quando celebra la Messa come un fatto ordinario! Com’è sventurato un prete senza vita interiore!"
Ed è in questo scenario che si inserisce in maniera "meravigliosa" il nostro carisma e la maternità sacerdotale della Madre Speranza, ella è diventata in modo specialissimo la Madre dei sacerdoti, di ogni sacerdote nella sua unicità. Il suo Diario è davvero "pieno" di riflessioni e meditazioni sui preti, sulle loro difficoltà, sulla loro vita, quasi a confermare questa specialissima predilezione per loro, quasi a confermare il grembo materno di una Madre che non può che gioire nel vedere e seguire la vita del proprio figlio. Madre Speranza ha vissuto profondamente il mistero di Dio Amore Misericordioso, se la specifica missione che le verrà assegnata consiste nel "far conoscere a tutti gli uomini di tutto il mondo l’Amore e la Misericordia del Signore"3, la Madre comprenderà, però, che l’impegno prioritario dovrà essere rivolto nei confronti dei sacerdoti: "Il fine principale di questa congregazione, scrive la Madre, è l’unione del clero diocesano con i religiosi, i quali devono porre tutto l’impegno e la cura nell’unirsi ai sacerdoti, essendo per loro veri fratelli, aiutandoli in tutto, più con i fatti che con le parole"4. Avvertì chiaramente, dal Signore, di non dover desiderare altro nella vita, che amarlo e soffrire in riparazione delle offese che egli riceveva dal suo amato Clero e che questi fossero santi: "I preti sono la mia passione"5 ripeteva spesso. Questa missione della Madre di sentirsi "vittima" per tutte le anime consacrate, e in particolare per i Sacerdoti del mondo intero, è uno degli elementi più caratteristici della nostra spiritualità e del nostro carisma: "Gesù mio, oggi, giovedì santo, rinnovo l’offerta fatta al mio Dio nel 1927, quale vittima per i poveri sacerdoti che si allontanano da Lui o lo offendono gravemente"6.
L’amore sconfinato che aveva nel buon Gesù, l’ha anche dirottata nell’amare profondamente chi gli appartiene sacramentalmente, i preti appunto. Da buona Madre aveva intuito che i sacerdoti ricoprono un posto privilegiato nel cuore di Dio, e svolgono una missione fondamentale nell’annuncio del vangelo. La stessa spiritualità dell’Amore Misericordioso è tutta incentrata in questa logica di donazione e di obbedienza, per questo la nostra è principalmente una spiritualità sacerdotale che si lega strettamente e si manifesta nella missione di sostenere i sacerdoti. Spesso nei problemi ci sentiamo soli, non si trovano orecchie disposte ad ascoltare, parole che sappiano consolare, mani che sappiano sostenere, ciascuno ha già il suo fardello da portare nella vita. Per la Madre questo era il punto centrale: il presbitero deve recuperare la propria identità, deve saper recuperare la vitalità di una relazione, la relazione con Dio. Per un sacerdote deve essere la cosa più normale, una vera e propria attitudine, concentrare sulla persona di Gesù l’attenzione e l’affetto, tenere fisso lo sguardo su di Lui, considerare il rapporto con Lui l’elemento portante e il criterio decisivo della propria vita: "Mi chiedi Gesù mio, se ti amo in questi momenti di abbattimento e di dolore; ti rispondo con le parole di san Pietro: "Signore, tu lo sai." Il mio solo desiderio è di amarti tanto e di metterti al centro dei miei pensieri, unico amico dell’anima mia"7.
Questa è la grande notizia dell’Amore Misericordioso per te prete!
Sei amato da un Padre con un amore infinito, come se tu fossi unico al mondo! Chi è che ti sa amare veramente, così come sei, che ti sa dire: "Tu sei prezioso ai miei occhi"8, chi sa esserti fedele fino alla fine, non ti tradisce mai, non ti abbandona mai e ti ama di amore pazzesco, eterno? L’Amore Misericordioso! Solo Lui! C’è Qualcuno che ti ha amato! C’è Qualcuno che ti ha consacrato! La "lieta notizia" è proprio questo sguardo "nuovo", questa capacità di vedere con gli occhi stessi dell’Amore Misericordioso la mia identità ed il mio essere prete.
A te carissimo sacerdote è stato consegnato, dalla volontà divina, questo grande "potere", la grazia di riconciliare l’uomo con il suo Dio, le tue mani sono state consacrate per poter perdonare i peccati, per effondere sulla miseria umana la forza della grazia dello Spirito che risuscita la vita nel cuore ferito delle persone.
Ma carissimo fratello sacerdote, dimmi la verità, davanti a tutto questo non ti viene la pelle d’oca? Il tuo cuore non esulta di gioia per essere stato eletto ad essere strumento dell’amore di Dio? Non senti la meraviglia e la bellezza di far parte del cuore di Dio e di renderlo visibile qui sulla terra?
Come concludere una riflessione così impegnativa?
Spesso dimentichiamo che tutti i ministri ordinati (vescovi, sacerdoti, diaconi) sono persone che Dio ha scelto ed eletto come suoi ministri e che sono amati, così come sono, da Dio. Se il buon Dio avesse voluto farsi rappresentare da angeli, invece, che affidarsi alla "debolezza umana", penso che avesse tutte le carte in regola per farlo; nei suoi misteriosi disegni ha invece scelto, come suoi primi collaboratori, dei poveri e fragili peccatori. La preghiera eucaristica del canone romano evidenzia molto bene questo "passaggio", quando nella parte delle intercessioni dice: "Anche a noi, tuoi ministri, peccatori ma fiduciosi nella tua infinita misericordia, concedi, o Signore, di aver parte nella comunità dei tuoi santi apostoli e martiri. […] ammettici a godere della loro sorte beata non per i nostri meriti, ma per la ricchezza del tuo perdono".
Ma è proprio questa la grandezza di Dio!
Signore Gesù, tu cerchi sempre dei "pazzi e dei folli" disposti a seguirti radicalmente nella via del dono e del sacrificio, manda ancora nelle nostre comunità ministri pieni di gioia, capaci di stravolgerci il cuore con la tua grazia. Ti affidiamo i sacerdoti, tutti i ministri che hanno dissipato i nostri dubbi, indirizzato i nostri passi, guidato i nostri sforzi, consolato e curato le nostre ferite. Per tutti loro, in segno di gratitudine, imploriamo il tuo aiuto e la tua misericordia. A tutti voi che siete gli "atleti" di Dio, a voi che è stato riservato il compito sublime e stupendo di annunciare, con forza e coraggio, l’amore di Dio per ogni uomo, a tutti voi ministri prediletti, chiamati per donare la sua infinita grazia a tutti, a tutti voi il nostro GRAZIE per il vostro sì.
Carissimo fratello Sacerdote…carissimo fratello Ordinato…ti auguro di credere sempre nella presenza dello Spirito Santo e di ravvivare il dono di Dio che è in te…sii fedele…annuncia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e inopportuna, rimprovera, raccomanda e incoraggia con tutta la tua pazienza… l’Amore Misericordioso ti custodisca!
"Seguitemi ed io vi farò pescatori di uomini"
9.1 Papa Francesco discorso al clero romano – 27/02/2020
2 1 Tm. 4,14 – 2 Tm. 1,6
3 El pan 21, Exh 9.9.1965
4 El pan 14,1
5 Profili di Madre Speranza n°17 – I Preti sono la mia Passione
6 Diario (1927-1962) (El Pan 18)
7 Diario (1927-1962) (El Pan 18)
8 Is. 43,4
9 Mc. 1,17
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ultimo aggiornamento
07 settembre, 2022