DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE
 
P. Mario Gialletti fam

Thérèse de Lisieux e Madre Speranza

 

 

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Il giorno 8 giugno scorso l’urna con le Reliquie di Santa Teresa di Lisieux ha fatto sosta per qualche ora nel nostro Santuario mentre stava transitando da Perugia al Santuario di Pompei. La sera precedente a Perugia, alla la Sala dei Notari, l’Università di Perugia ha organizzato un Convegno su Santa Teresa del Bambino Gesù nel quale si sono potute ascoltare le magistrali lezioni;
del Prof. Padre Jesús Castellano sul Dottorato;
del Prof. P. Antonio Maria Sicari ocd sulla Piccola via;
del Prof. Padre Jean Sleiman sulla Formazione.
Hanno fatto seguito due Comunicazioni:
su S. Francesco e S. Teresa del Prof. Padre Francois-Marie Léthel
e su Madre Speranza e Santa Teresa del Padre Gialletti.
Hanno concluso il Convegno due testimonianze:
Le claustrali oggi a cura dei quattro Monasteri di Perugia;
Teresa, una donna a cura di Mariapia Bonanate.
Qui di seguito riproponiamo la Comunicazione su Madre Speranza e santa Teresa di Lisieux, ripromettendoci di riferire nei prossimi numeri della Rivista anche degli altri importanti interventi (N.d.R.).

Vivo questo evento con una certa commozione perché quella Provvidenza che va tracciando la storia - spesso in modo a noi impercettibile - oggi sembra in qualche modo voler suggellare quanto avvenne molti anni fa. Oggi come ieri, si tratta di un incontro, sia pure insolito: l’incontro tra Thérèse de Lisieux e Madre Speranza. Nella vita non si sono conosciute, ma sono state unite da una missione, da un ideale.

Il primo incontro, se così si può dire, probabilmente avvenne nel lontano 1905 e segnò la vita di una bambina, Maria Josefa Alhama Valera, che anni più tardi sarebbe diventata Madre Speranza di Gesù.
Il secondo incontro, anche questo non comune, avverrà domani mattina, 8 giugno, quando l’urna delle reliquie di Santa Teresa di Lisieux sosterà nella Cripta del Santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza, dove, riposa il corpo di Madre Speranza.
Anche se la maggior parte dei presenti conoscerà già – penso - la figura di Madre Speranza e l’Opera da lei realizzata, mi sembra opportuno fornire alcuni cenni storici sulla sua vita per poi accennare al rapporto tra lei e Teresa di Lisieux.

Madre Speranza, la prima di nove figli, nacque a Santomera (Murcia, nel sud della Spagna) il 30 settembre 1893. Dall’età di 7-8 anni, andò a servizio presso il parroco del suo paese e fu lì che imparò a leggere e scrivere, con l’aiuto delle sorelle del parroco. A causa della povertà in cui versava la sua famiglia, infatti, non poté frequentare corsi regolari.
Fu in questo periodo che avvenne l’incontro con Teresa di Lisieux. Madre Speranza lo raccontò diverse volte. A questo proposito, vorrei leggere la testimonianza di Padre Arsenio Ambrogi presente in Collevalenza il giorno che da Parigi arrivò al Santuario la statua di Teresa di Lisieux:

“Hanno portato dalla Francia perché stesse nel Santuario dell’Amore Misericordioso, la statua lignea di Santa Teresa del Bambino Gesù; l’hanno calata dal camioncino, là sul cortile interno della nostra Comunità. Io mi trovavo nel pomeriggio proprio assieme alla Madre, (eravamo noi due soli) ed essa era lì, vicino alla piccola statua e la accarezzava come si accarezzerebbe una bambina e dolcemente le disse: ‘Figlia mia, qui devi lavorare, perché ci troviamo nel Santuario dell’Amore Misericordioso’.
Poi si volse di scatto verso di me e mi disse: ‘Vede, Padre: questa qui io l’ho conosciuta che avevo dodici anni’. Io feci subito un calcolo: la Madre é nata il 30 settembre 1893, Teresa del Bambin Gesù é morta il 30 settembre 1897 dico: Madre, come ha fatto a conoscerla se, quando lei aveva dodici anni, questa era morta da otto anni? Lei sorrise e proseguì: “Stavo in casa dello zio sacerdote, sentii suonare il campanello, scesi giù e vidi una Suora tanto bella che mai avevo visto. Mi meravigliai che non portasse le bisacce per raccogliere l’elemosina, pensavo infatti che fosse una suora questuante e le dissi subito: ‘Suora, dove mette la roba che le do se non ha neanche le bisacce?” E lei mi rispose: Bambina, io non sono venuta per questo! “Ma sarà stanca del viaggio? Prenda una sedia!’ - Non sono affatto stanca. ‘Con questo caldo avrà sete!’ - Non ho sete. – ‘Allora che vuole da me?’ E lei mi disse: ‘Vedi bambina, io sono venuta a dirti da parte del buon Dio che tu dovrai cominciare dove ho finito io’. E mi parlò a lungo della devozione all’Amore Misericordioso che avrei dovuto diffondere in tutto il mondo. Ad un certo punto mi voltai e la suora non c’era più. Era proprio Lei, sa! Era proprio Lei”. E dicendo questo additava la statua di Santa Teresa del Bambino Gesù che era lì in mezzo a noi.
Mi colpì quell’espressione ‘son venuta a dirti da parte del Buon Dio’, le Bon Dieu dei francesi; gli spagnoli non avrebbero detto il Buon Dio, ma el Buen Jesús.
Anche questo particolare mi ha fatto sempre pensare alla genuinità della notizia e parlando della devozione all’Amore Misericordioso aggiunse anche il particolare: ‘Dio non vuol essere più sentito come un giudice di tremenda maestà, ma come un Padre buono. È questa la missione che io ho ricevuto da diffondere per il mondo intero’” (4545).

 

COSA ACCOMUNA, DUNQUE, QUESTE DUE FIGURE?

Metto in evidenza due considerazioni.

  1. L’una nata in Francia e l’altra in Spagna, entrambi verso la fine dell’800; in tutte e due la risposta ad una chiamata di speciale consacrazione, con il forte anelito di santità.

Mi pare opportuno sottolineare che, trattando della devozione e della dottrina dell’Amore Misericordioso, quando si parla di Santa Teresa di Lisieux, di Santa Faustina Kowalska, di Madre Speranza, non si intende parlare di persone che hanno inventato o scoperto una dottrina nuova, ma si parla di loro come di tanti altri che sono stati chiamati dal Signore a preparare nel corso dei secoli, per questi nostri tempi, una particolare rivelazione della misericordia di Dio.

Tra tutte queste persone si può ricordare:

Anche prima della Madre Speranza e di Santa Faustina si parlava di Amore Misericordioso, era diffusa una Novena e una immagine del crocefisso e di Maria Mediatrice, si scrivevano libri e discutevano i teologi. Ognuna di queste persone é stata chiamata da Dio a dare un contributo per completare sempre più questa rivelazione. A differenza che per le altre, forse, per la Madre Speranza si deve dire che ad essa é stato riservato il compito di istituzionalizzare con una Famiglia Religiosa il messaggio, la spiritualità e la dottrina dell’Amore Misericordioso, fino a quando la Chiesa, attraverso il Magistero ufficiale dell’Enciclica Dives in Misericordia, ha fatto sua questa dottrina.

 

  1. Due donne chiamate a manifestare al mondo la tenerezza paterna e materna di Dio. Un “lavoro” incessante per far conoscere e diffondere la dottrina dell’Amore Misericordioso.

Tutte e due hanno vissuto l’esperienza di Dio Amore Misericordioso; ce ne hanno lasciata anche la dottrina; i loro scritti contengono anche un insegnamento per la nostra vita.
Né l’una né l’altra erano teologi; non avevano nemmeno una cultura teologica, come oggi hanno non poche donne, religiose o laiche, formate nelle scuole o nell’Azione Cattolica, o in movimenti culturali affini. Perciò non si potevano porre Dio Amore Misericordioso come oggetto di riflessione teologica a nessun livello.
Il mistero di Dio Amore Misericordioso lo hanno vissuto come esperienza forte; anzi l’hanno vissuto in tale grado e pienezza, che ha formato il centro della loro vita spirituale.
Hanno avuto il coraggio di credere, di fidarsi, di voler fare esperienza, di voler trasformare in vita vissuta quanto veniva proposto: più che capirlo, hanno voluto tentare di viverlo. Con questo modo sono arrivate ad avere una conoscenza esperienziale di Dio; la Chiesa già ha riconosciuto S. Teresina Dottore della Chiesa.

Madre Speranza nel suo diario manifesta molte volte lo stupore e la meraviglia ogni volta che si rende conto di quanto Dio è Padre e ama l’uomo: “Cuanto me ha impresionado esto, padre mío!”, ripete molte volte.
S. Teresa Questo, proprio questo il mistero della mia vocazione, della mia vita tutta, e in particolare il mistero dei privilegi di Gesù sull’anima mia. Gesù non chiama quelli che sono degni, bensì quelli che vuole lui, o, come dice san Paolo: “Dio ha pietà di chi vuole lui, ed usa misericordia a chi vuole lui. Non è dunque opera di chi voglia né di chi corra, bensì di Dio che usa misericordia” (Rm 9, 15-16) ” (MA, 2-3).

Tanto Santa Teresa di Lisieux come Madre Speranza si sono fortemente impegnate per creare le condizioni di accoglienza di questo dono dello Spirito, ne hanno voluto fare esperienza, lo hanno capito in profondità perché lo hanno tradotto in atteggiamenti vissuti con la loro vita.

Tra questi atteggiamenti vissuti nella loro vita, servendomi soprattutto dei loro scritti, ne evidenzio cinque in modo particolare perché mi sembrano da ambedue vissuti in modo eminente ed esemplare.

 

a) Atteggiamento di verità e umiltà

 

S. Teresa Se sono umile, avrò il diritto, senza offendere il Signore, di far qualche piccola sciocchezza fino alla morte. Guardi i bimbi, non la finiscono mai di rompere, strappare, ruzzolare, pur amando tanto babbo e mamma. Oh quando io cado così, da bambina, ciò mi fa toccare col dito il mio nulla, la mia debolezza, e io mi dico: Che diverrei, che farei, se mi appoggiassi alle forze mie” (Scritti, p. 355)
Madre Speranza “Aiutami, Gesù mio, affinché io ... acquisisca l’umiltà sincera, fondata, come Tu dici, sulla Tua grandezza e santità e sulla mia povertà e miseria; che questa disposizione interiore spogli la mia anima dall’egoismo, dalla superbia e presunzione, giacché è nel vuoto di me che può avvenire l’unione con il mio Dio; così Tu, Gesù mio, puoi prendere la mia povera anima e possederla senza alcuna riserva” (El pan 18 Hoy, 29.5.1942)

 

b) Atteggiamento di confidenza

 

S. Teresa La confidenza (fiducia) è una componente essenziale della “via dell’infanzia spirituale”. Nella lettera del 9 maggio 1897 al P. Roulland Teresa scrive: “La mia vita è fatta tutta di confidenza e d’amore” (Scritti, p. 737).
Il 17 luglio spiegando a Madre Agnese “la piccola via” che si riprometteva di insegnare alle anime dopo la sua morte, la chiamava “il cammino della fiducia e dell’abbandono totale” (Scritti, p. 339).
Nella lettera del 17 settembre a Sr. Maria del S. Cuore, le spiega che quello che piace a Dio nella sua anima “è di vedermi amare la mia piccolezza e la mia povertà, è la speranza cieca che ho nella sua misericordia” (Scritti, p.686-687). E aggiunge: “E’ la confidenza e nient’altro che la confidenza che deve condurci all’amore” (Scritti, p. 687-688) (pp. 92-93). La confidenza è stata la forza che ha sospinto Teresa verso la santità. (p. 93).
Madre Speranza Quello che più dispiace a Gesù è la mancanza di confidenza e di fiducia in Lui... La confidenza in Gesù, nonostante le nostre miserie, è un conforto per l’Amore Misericordioso” (Camino p14, manoscritto inedito)
“Certamente il peccato è orribile perché con esso offendiamo Gesù e perciò dobbiamo detestarlo, ma senza che per questo ci abbandoniamo alla tristezza e allo scoraggiamento: Colui che viene offeso è pur sempre il Nostro Padre e il suo Cuore Misericordioso ci perdona e ci ama.
Siamo, è vero, pieni di miseria, ma bisogna tendere in alto, bisogna portare la nostra anima a Gesù e portargliela così com’é: con colpe e senza colpe, fervorosa e tiepida, rincuorata o scoraggiata, sicuri che se la presenteremo con umiltà e amore, essa tornerà migliore
” (El pan 2, 100-103)

 

c) Atteggiamento di abbandono

 

S. Teresa L’anima non arriva d’un colpo a tale perfezione; anzi non vi giungerà mai senza un potente aiuto della bontà misericordiosa del Signore. Il 7 luglio Teresa diceva a Madre Agnese:
Questa parola: “Se anche Dio mi uccidesse, io spererei in Lui”, mi ha rapita fin da quand’ero bambina. Però ho passato tanto tempo prima di stabilirmi a questo grado di abbandono. Ora ci sono! Dio misericordioso mi ha preso tra le braccia e mi ha posto là” (Scritti, p. 329 (p. 97)
Madre Speranza è pronta ad accogliere tutto da Dio nella certezza che Lui è amore e non può permettere nulla che non sia per nostro bene, sebbene sperimenti tutta la sua sofferenza umana davanti alla prova:
Ti prego, Gesù mio, abbi pietà di me e non lasciare sola in questa aridità e oscurità... E’ questo il calice di cui mi hai parlato? Ti fa piacere vedermi gemere sola? Se è così, ti dico una e mille volte, Dio mio, la mia confidenza ed il mio abbandono la metto nelle tue mani; e così ti dirò molte volte, Gesù mio: ho posto tutta la mia speranza in Te, mi salvi, Dio, la tua giustizia” (El pan 18 Hoy , 4.10.1941)

 

d) Atteggiamento di devozione autentica a Maria Santissima:
    La Madre dell’Amore misericordioso

 

S. Teresa La visione complessiva della spiritualità teresiana centrata sull’Amore Misericordioso non può ignorare la componente mariana; questa, infatti, non si riduce ad una forma devozionale, ma appartiene alle fonti da cui la “via dell’infanzia spirituale” sgorga. E Teresa ne è consapevole. (p. 100).
Lei lo sa bene cosa deve fare dei miei piccoli desideri, se li deve dire oppure no: insomma, sta a lei vedere di non forzare il buon Dio ad esaudirmi, per lasciar fare a lui in tutto e per tutto la sua volontà” (Scritti, p. 322). (p. 105).
Madre Speranza Gesù mio, consegnami e raccomandami alla Tua dolce Madre, mettimi in quelle delicate mani che educarono e allevarono Te, Figlio di Dio Padre, perché mi aiutino e mi difendano... Dì per me alla tua dolcissima Madre: “Ricevi questa figlia nelle tue cure materne, te la raccomando con tutta l’insistenza del mio amore divino; veglia Madre, su di lei e presentamela limpida e educata da Te secondo le esigenze del mio Cuore” (Camino 150/a: manoscritto).

 

e) Atteggiamento di coerenza:    
   Proprio questo il mistero della mia vocazione...

 

 

S. Teresa Vi fu una data memorabile per Teresa di Gesù Bambino, la sua offerta come vittima di olocausto all’Amore Misericordioso. Teresa vi consacra una pagina importante nel suo Manoscritto autobiografico “A”. Ella inizia così il suo racconto:
Quest’anno, il 9 giugno, festa della santissima Trinità, ho ricevuto la grazia di capire più che mai quanto Gesù desideri d’essere amato” (MA, 238). (pp. 18-19).
Così nasce in lei un impulso potente a venire totalmente consumata dall’amore e trasformata in fiamma. Di qui la sua proposta nel colloquio con Dio:
Mi pare che se voi trovaste anime che si offrissero come vittime di olocausto al vostro amore, voi le consumereste rapidamente, mi pare che sareste felice di non comprimere le onde d’infinita tenerezza che sono in voi... O Gesù mio! che sia io questa vittima felice, consumate il vostro olocausto col fuoco del vostro amore divino” (MA, 238) (p. 20).
Lo scopo e l’ideale dell’offerta è di vivere in atto di amore perfetto, in modo da essere consumata dall’amore e morire martire di amore:
Per vivere in un atto di Perfetto amore, mi offro come vittima d’olocausto al vostro amore misericordioso, supplicandovi di consumarmi senza posa, lasciando traboccare nella mia anima i flutti d’infinita tenerezza che sono racchiusi in voi, e così possa diventare martire del vostro amore, o mio Dio!... Che questo martirio, dopo avermi preparata a comparire davanti a voi, mi faccia infine morire e la mia anima si slanci senza alcuna sosta verso l’eterno abbraccio del vostro amore misericordioso” (Scritti, pp. 795-796) (p. 21).
Madre Speranza Figlie mie, io credo che Gesù ama di un amore singolare le anime forti, virili, impegnate, decise, generose e dimentiche di se stesse; quelle cioè che sentono il bisogno (con hambre) di esercitare il bene in favore dei propri fratelli e anelano alla propria perfezione cercando con sincerità occasioni di poter soffrire per vivere, con entusiasmo, crocefisse insieme con Gesù per amore dell’uomo. (El pan 2, 104)
Amate figlie: la nostra natura è propensa e ci inclina a cercare noi stesse, facendoci dimenticare che, in fondo, noi siamo proprio niente e che tutto quello che c’è di buono in noi è solo dono di Dio. Allora stiamo attente a non pretendere alcuna cosa come nostro personale diritto: questo finirebbe per aprire la porta a ogni peccato. Stiamo anche attente a non cercare la lode e la approvazione degli uomini, perché con questo avremmo già ricevuto la nostra ricompensa. (El pan 9, 63)

 

Dalla sola lettura di pochi testi emergono profonde affinità nella dottrina, nel pensiero, nei sentimenti, nella missione di santa Teresa e di Madre Speranza.


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Solo brevi accenni che possono servire da stimolo per un ulteriore approfondimento, e tutto questo solo per “scoprire” sempre più quel “filo” che lega gli avvenimenti della storia: la passione di Dio per l’uomo di ogni tempo.
Madre Speranza è morta l’8 febbraio 1983 e, cinque anni dopo, è stato dato inizio alla fase diocesana del Processo di Canonizzazione, terminata in meno di due anni. Ci auguriamo che presto anche la vita e la figura di Madre Speranza, la sua dottrina, possano diventare esempio e modello di santità per l’intera Chiesa. Ormai si attende solamente lo studio della Positio da parte dei Consultori ed il riconoscimento di un miracolo.
Affidiamo anche alla vostra preghiera questo desiderio che la nostra Famiglia Religiosa porta nel cuore e questo anno giubilare possa essere davvero l’anno del trionfo dell’Amore Misericordioso.

 

 

 

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ultimo aggionamento 13 giugno, 2009