In questa notte Gesù vede la morte in tutto il suo terrificante aspetto. Già ne sente la gelida mano che impietosa viene a spezzare e infrangere l’unione tra il corpo e l’anima, unione in lui molto più profonda che in noi. Gesù rabbrividisce di orrore ed entra in agonia: la sua fronte si bagna del sudore gelido della morte, cade a terra.

Il sudore di sangue di Gesù ci rivela fino a che punto la sua anima si sente oppressa, segno evidente dell’intima lotta che si svolge nel suo spirito. L’angoscia mortale sospinge la massa del sangue verso il cuore fino a soffocarlo e ad impedirne il movimento; ne segue un’angustia, uno spavento, una tristezza tale da provocare un’agonia di morte.

Gesù, la fronte prostrata al suolo, gli occhi pieni di lacrime, prega: "Padre mio, se è possibile passi da me questo calice", ma immediatamente aggiunge: "però non la mia volontà sia fatta, ma la tua"

Gesù si alza; il suo volto pallido mostra ancora i segni della lotta combattuta e vinta. Il suo sguardo è sereno, l’aspetto risoluto, il contegno e i gesti di chi è padrone di sé e sa dove va. Ha ricuperato la tranquillità e la pace e le conserverà pienamente fino al termine della grande battaglia.

Quante volte in un quarto d’ora di preghiera fervorosa davanti al tabernacolo silenzioso, si ottiene tale risultato! Vi posso dire che talvolta sentendomi il cuore così oppresso e scoraggiato che credevo di non poter più resistere, mi sono inginocchiata ai piedi del tabernacolo e ho pregato con tutta l’anima e ho trovato la pace, la rassegnazione e la prontezza d’animo per soffrire ancora e portare quella croce che pochi momenti prima credevo di non poter sopportare.

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ultimo aggionamento 05 maggio, 2005